Basilicata

Cutro, convegno su Pasolini a 50 anni dalla morte e belvedere sulle dune gialle

Convegno a Cutro a 50 anni dalla morte di Pasolini. Il Centro Tajani chiede di intitolargli il belvedere sulle dune gialle.


CUTRO – Il belvedere sulle “dune gialle” di Cutro potrebbe essere presto intitolato a Pierpaolo Pasolini. Nel cinquantesimo anniversario della morte dello scrittore, poeta e regista, il Comune sta valutando con interesse la proposta del Centro studi e ricerche Diego Tajani per ricordare il legame profondo che con Cutro e la Calabria ebbe una delle figure più poliedriche e significative della cultura italiana del Novecento. In una Calabria avara di superstiti memorie, si salda un debito che Cutro, entrata nel grande cinema grazie al suo capolavoro del 1964, “Il Vangelo secondo Matteo”, aveva con Pasolini. E si ricorda, grazie anche a un convegno in programma il 2 novembre prossimo, sempre su iniziativa del Centro Tajani, la capacità profetica di Pasolini, per il quale il paesaggio calabrese rappresentò un luogo per le sue indagini e riflessioni.

LA LUNGA STRADA DI SABBIA

A cominciare dal reportage “La lunga strada di sabbia”, pubblicato nel 1959 sulla rivista “Successo”. Pasolini intraprese un viaggio lungo le coste italiane, documentando un Paese in trasformazione, spesso ignaro della bellezza e della fragilità dei suoi litorali. Sebbene Pasolini abbia toccato le coste calabresi in questo viaggio, è l’idea stessa di “lunga strada di sabbia” – un percorso che attraversa paesaggi, culture e umanità diverse – a risuonare con la realtà calabrese e in particolare con i calanchi di Cutro, sedimenti pleistocenici da lui definiti come “dune gialle”, una natura incontaminata. Una natura che rappresenta esattamente quel patrimonio di bellezza e autenticità che Pasolini seppe cogliere e spesso difendere.  

I BANDITI DI CUTRO

All’interno del reportage è riportato il passaggio che innescò la nota querelle sui “banditi di Cutro”. «È, veramente, il paese dei banditi, come si vede in certi western. Ecco le donne dei banditi, ecco i figli dei banditi. Si sente, non so da cosa, che siamo fuori dalla legge, o, se non dalla legge, dalla cultura del nostro mondo, a un altro livello». A queste parole l’allora sindaco di Cutro, Vincenzo Mancuso, rispose con una denuncia per diffamazione. La querela venne ritirata in seguito a chiarimenti che Pasolini fornì non solo con i suoi scritti ma anche quando incontrò a Cutro un gruppo di giovani intellettuali ai quali precisò che per “banditi” intendeva “emarginati dai diritti civili”.

IL CAPOLAVORO

A Cutro e Crotone Pasolini tornò per girare alcune scene del suo capolavoro cinematografico, il film “Il Vangelo secondo Matteo”. Nel film recitano attori non professionisti presi dalla strada, secondo l’estetica neorealista. I calanchi furono scelti dal regista per rappresentare la Galilea in alcune scene ambientate sul Giordano, per l’atmosfera arcaica e spoglia che contribuiscono a creare. Pasolini, con la sua ricerca della “verità” e della “bellezza” nelle periferie esistenziali e geografiche, si riconnetteva così idealmente con Cutro. Una terra che resta ancora relegata ai margini dello sviluppo. Una terra bandita.

LA PROFEZIA

Nella lirica “Alì dagli occhi azzurri” il visionario Pasolini scriveva: «Sbarcheranno a Crotone o a Palmi, a milioni, vestiti di stracci, asiatici, e di camice americane». Pasolini si connetteva idealmente con i “Pescatori di uomini”, espressione biblica pronunciata da Gesù e riportata anche nel film il Vangelo secondo Matteo. Non a caso il docufilm “Cutro, Calabria, Italia” del regista calabrese Mimmo Calopresti, dedicato al naufragio avvenuto il 26 febbraio 2023, in cui morirono un centinaio di migranti e vincitore dei Nastri d’Argento 2025, cita questo passaggio del film di Pasolini per tracciare un rapporto ideale con la solidarietà mostrata dalla popolazione di Cutro, poiché alcuni pescatori tentarono di salvare le vittime. La profezia di Pasolini riemerge dal naufragio di Cutro nel docufilm di Mimmo Calopresti. La scena del barcone che affonda a un centinaio di metri dalla spiaggia di Steccato, mentre viene ripreso dai video sporchi registrati con i telefonini in una gelida alba del febbraio 2023, “dialoga” con pezzi del “Vangelo secondo Matteo”.

L’OMAGGIO

Non solo un omaggio a un grande intellettuale. Ma anche un riconoscimento alla capacità di Pasolini di leggere i territori, comprese le aree più marginali, con uno sguardo profondo e critico, ma al tempo stesso appassionato. E un invito a riflettere sul rapporto tra uomo, paesaggio e progresso, temi quanto mai attuali per la comunità di Cutro e per l’intera Calabria. A chi si affaccia sui calanchi, sedimenti pleistocenici di cui un’associazione oggi vorrebbe fare un parco, grazie anche all’intitolazione a Pasolini, verrà chiesta un’immaginazione rappresentatrice. Per dare compiutezza visiva allo sguardo profetico di Pasolini.

IL CONVEGNO

Il convegno si terrà il prossimo 2 novembre, nella sala Falcone e Borsellino, dalle ore 9.30. Interverranno Mario Caligiuri, docente di Pedagogia generale (UniCal), curatore del volume “Pasolini “cattivo” maestro” (Rubbettino, 2024); Carlo Fanelli, docente di Discipline dello spettacolo (UniCal), curatore del volume “Pasolini e la Calabria” (Pellegrini, 2023); Mimmo Calopresti, il più pasoliniano dei registi italiani. Previsto anche un reading a cura dell’attore Carlo Gallo. Saluti istituzionali a cura del viceprefetto aggiunto Zaccaria Sica, commissario straordinario del Comune di Cutro, e del senatore Maurizio Mesoraca, presidente del Centro studi e ricerche Diego Tajani.

LA TESTIMONIANZA

La profezia di Pasolini, che vedeva tutto prima, è potente e aleggia come un’aura intorno al film di Calopresti. E ci interroga ancora. Da una parte, c’è Alì dagli occhi azzurri e quanti come lui «sbarcheranno a Crotone o a Palmi, a milioni, vestiti di stracci, asiatici, e di camice americane». Quelli che non riusciranno ad approdare perché troveranno la morte sono i «banditi in fondo al mare». Dall’altra parte, sulla terraferma, c’è il «paese dei banditi» che lo scrittore corsaro col suo linguaggio poetico aveva raccontato in un reportage che fece discutere. Lo ricorda spesso uno dei protagonisti di quella stagione, Luigi Chiellino, che sarà tra gli ospiti del convegno. Uno dei ragazzi del ’59 che prese parte al servizio d’ordine istituito per tutelare Pasolini da eventuali aggressioni in occasione della cerimonia per la consegna del Premio Crotone. Lo scrittore e regista vinse il Premio con il romanzo “Una vita violenta”. Ma la cerimonia era stata preceduta da polemiche aspre perché, un paio di mesi prima, PPP pubblicò lo storico reportage che suscitò indignazione in certi settori della stampa e nell’amministrazione comunale cutrese.

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I RAGAZZI DEL ‘59

Chiellino ricorda spesso anche i successivi incontri con Pasolini a Cutro e nella federazione del Pci di Crotone. C’è anche lui in una foto in bianco e nero che documenta la visita di Pasolini a Cutro, accolto da giovani intellettuali che guardavano avanti. I ragazzi del ’59 avevano ben capito che Pasolini intendeva riferirsi ai “banditi dalla società”, agli “ultimi”, agli “emarginati”. E avevano capito anche che Pasolini non faceva come gli struzzi e osservava la realtà, nei suoi aspetti più crudi. Le cose non sono cambiate molto da allora. E la marginalità di una terra affamata e depredata persiste. Una terra che la ‘ndrangheta e l’indifferenza di molti hanno contribuito a rendere sempre più bandita.


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