Lazio

cumuli di rifiuti in fiamme, nella discarica abusiva anche bombole a gas

Il quartiere Marconi si è svegliato tra il crepitio delle fiamme, il boato di alcune esplosioni e una colonna di fumo nero che ha oscurato l’alba.

Erano da poco passate le 5 di questa mattina, giovedì 29 maggio, quando un incendio è divampato all’interno dell’ex Mira Lanza, storico saponificio abbandonato affacciato sul lungotevere Vittorio Gassman.

Un rogo esteso e pericoloso, alimentato da un grande cumulo di rifiuti presenti all’interno della struttura, spesso utilizzata come riparo da persone senza fissa dimora.

Proprio in quell’area i vigili del fuoco, durante le operazioni di spegnimento e bonifica, hanno fatto una scoperta inquietante: 20 bombole di gas, potenzialmente esplosive, abbandonate tra macerie e materiali infiammabili.

“Una bomba ecologica nel cuore di Marconi”

L’incendio ha generato panico tra i residenti, con decine di chiamate al 112 da parte di cittadini spaventati dal fumo denso e dalle esplosioni. Sul posto sono intervenuti pompieri, ambulanze del 118, carabinieri, polizia e agenti della municipale.

Fortunatamente non si registrano feriti, ma i danni alla struttura e l’impatto ambientale restano da quantificare.

L’ex Mira Lanza non è nuova a episodi simili. Negli anni, l’area è già stata teatro di altri incendi, denunciati più volte da residenti e comitati di quartiere come l’emblema di un degrado mai risolto, nonostante i numerosi progetti di rigenerazione urbana promossi dalle istituzioni.

Solo lo scorso aprile, l’Università Roma Tre ha firmato con il Comune un protocollo per trasformare il complesso in uno studentato universitario, un passo atteso da anni da un quartiere che chiede più vivibilità, decoro e sicurezza. Ma da allora nessuna rimozione dei rifiuti, nessuna bonifica, nessun segnale visibile di cambiamento.

Le accuse della politica

Durissimo il commento del consigliere municipale di Fratelli d’Italia, Marco Palma, che punta il dito contro Comune e Università:

“Dal 20 maggio è in vigore l’ordinanza antincendi del sindaco. Eppure i cittadini di Marconi e Ostiense sono ancora costretti a respirare diossine.

È l’ennesimo esempio di immobilismo, di responsabilità scaricate da un ente all’altro. Una situazione indecente: i rifiuti non sono stati rimossi e gli occupanti sono ancora lì. Il sindaco dovrà rispondere di questo nuovo attentato alla salute pubblica.”

Intanto, sul lungotevere, resta il nero del fumo sulle pareti dell’ex fabbrica, le carcasse bruciate dei rifiuti, e il timore, concreto, che la prossima volta possa andare peggio.

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