Basilicata

Crotone, «mani del clan sullo stadio con l’ok dei fratelli Vrenna»

Processo Glicine, il pentito Montemurro racconta il monopolio del clan Megna sulla security dello stadio del Crotone e l’accordo con i Vrenna


CROTONE – La security dello stadio Scida era gestita in regime di monopolio dalla cosca Megna con l’«accordo» dei fratelli Raffaele e Giuseppe Vrenna, avvicendatisi alla presidenza del Crotone Calcio. Parola del collaboratore di giustizia cosentino Giuseppe Montemurro, che svolse l’attività di buttafuori nei locali pubblici della provincia bruzia per conto della cosca confederata Lanzino-Cicero. Ci sono anche le sue “cantate” nel corposo faldone, composto dalle dichiarazioni di 25 pentiti, versato dalla Dda di Catanzaro agli atti del maxi processo Glicine-Acheronte, che si sta celebrando davanti al Tribunale penale di Crotone.

IL MONOPOLIO

Montemurro racconta di essere entrato a far parte, come “responsabile”, delle ditte di Giuseppe Fiore e Giuseppe Esposito per il tramite dei quali iniziò a lavorare a Crotone. Grazie a loro avrebbe conosciuto presunti esponenti della cosca Megna, come Mario Megna, Gaetano Russo, Cesare Carvelli, peraltro autista dei pullman del club rossoblù (tutti imputati). «Per farvi capire come funzionava l’affidamento dei servizi di steward allo stadio di Crotone – precisa Montemurro – erano gestiti in toto da Gaetano Russo, Mario Megna, Sandro Oliverio, Cesare Carvelli. Non credo avessero una funzione all’interno del Crotone Calcio. La gestione era svolta in modo monopolistico in ragione della loro caratura criminale».

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ACCORDO COL CLUB

Una precisazione ancora più importante è che «i vertici del Crotone Calcio», che il pentito identifica nell’allora patron Raffaele Vrenna e nel fratello Gianni, attuale presidente, «erano a conoscenza della situazione». Anzi, «vi era un sostanziale accordo» fra la cosca e il club, sostiene sempre il pentito. Elementi che sembrano avvalorare il quadro indiziario che ha già portato alla sottoposizione della società sportiva alla misura dell’amministrazione giudiziaria per la durata di un anno. Montemurro aggiunge altri particolari. «Gli indumenti che indossavamo per svolgere il servizio di steward, soprattutto nelle giornate di pioggia, erano forniti gratuitamente dal Crotone Calcio da Gaetano Russo e Sandro Oliverio che poi li consegnavano a noi cosentini». L’accordo tra le cosche prevedeva una spartizione al 50 per cento tra le agenzie, ma sempre col «permesso» dei crotonesi. Almeno fino a quando i crotonesi non estromisero i cosentini dal servizio, «facendolo gestire interamente a Sandro Oliverio» e utilizzando per la fatturazione una società riconducibile al compagno della vedova di Luca Megna, il figlio del boss Mico Megna ucciso in un agguato nella faida di Papanice.

I RUOLI

Montemurro delinea anche una ripartizione di ruoli. «Gaetano Russo si occupava direttamente di gestire la vigilanza e i rapporti con noi cosentini. Mario Megna gestiva i servizi presso la curva sud. Cesare Carvelli gestiva la tribuna vip». L’appalto era formalmente affidato alle agenzie riconducibili a Fiore ed Esposito per cui Montemurro ha lavorato. I “crotonesi”, spiega il pentito, «indossavano la casacca della nostra agenzia senza essere assunti». Non figuravano, è la versione di Montemurro, neanche nell’elenco degli steward che il Crotone Calcio consegnava al Gos (Gruppo operativo sicurezza), l’organismo interforze che presiede alla tutela dell’ordine pubblico negli stadi.

LA COPERTURA

Inoltre, nonostante l’appalto venisse sottoscritto col Crotone, «era Gaetano Russo a procurare le sottoscrizioni e a occuparsi documentalmente dei servizi». In pratica, «noi cosentini – spiega ancora Montemurro – contrattavamo direttamente con Russo che poi se la vedeva con i fratelli Vrenna proprietari del Crotone». Il pagamento delle spettanze era corrisposto «a mani» agli «’ndranghetisti crotonesi i quali utilizzavano le nostre agenzie solo come copertura». E ancora: «la nostra parte confluiva nella bacinella cosentina, la parte dei crotonesi nella loro bacinella».

SOLDI NEGLI SPOGLIATOI

I ricordi di Montemurro sono nitidi. In occasione del match col Bari, dovendo rientrare prima a Rende chiese di essere pagato anticipatamente. Sandro Oliverio lo avrebbe accompagnato negli spogliatori dove c’era Gianni Vrenna insieme a Cesare Carvelli, l’autista del Crotone nonché nipote del boss Megna. «Mi diedero il denaro per l’impegno di 20 ragazzi chiamati dal territorio cosentino». Costava 90 euro più Iva ogni steward.

TENTACOLI SU LOCALI E FIERE

Il pentito cosentino racconta anche che la cosca Megna si è avvalsa delle agenzie della security per i servizi di guardianìa nei locali notturni sulla costa che va da Crotone fino all’area cirotana. La cosca Megna imponeva la security in un vasto territorio utilizzando le agenzie cosentine come “copertura”. Ma a svolgere il servizio erano i “bravi ragazzi” del clan. «Noi fatturavamo al locale e pagavamo in nero i ragazzi indicati dai crotonesi».

 Tentacoli anche sulla tradizionale fiera allestita a Crotone in occasione della festa della Madonna di Capocolonna. Il collaboratore di giustizia ricorda di essere andato al Comune per parlare con un assessore di cui non ricorda il nome. L’appalto non lo prese l’agenzia cosentina ma un’associazione. Ma, come al solito, era una «copertura».


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