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Crosetto, anche all’Italia serve il ministro della Guerra? Dietro la leva volontaria un disegno bellicista

Il Gigante Buono, Guido Crosetto, ex segretario regionale del movimento giovanile della Democrazia Cristiana, ex Forza Italia, fondatore di Fratelli d’Italia, ex presidente di AIAF (Federazione aziende per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza) e dal 2022 ministro della Difesa ha annunciato di volere portare in Parlamento un decreto per istituire di nuovo la leva militare per i giovani. Non è chiaro se il futuro ministro della Guerra si sia ispirato per prendere la storica decisione alla lettura de Economia Armata, il pamphlet bellicista apparso nel 1938 in cui comparivano scritti di Mussolini che affermavano l’inevitabilità dello scontro tra civiltà. Ciò che posso dire con certezza è che la proposta di legge italiana segue a quelle di due altre grandi economie prebelliche: quella francese e tedesca che hanno già informato l’opinione pubblica sulla volontà di preparare la gioventù per la futura difesa nazionale.

Per tenere fede ai dettami della rana bollita, i governi rimarcano la natura volontaria della partecipazione alla leva e solo la Germania del Cancelliere Friedrich Merz ha avanzato l’ipotesi dell’obbligo a sorteggio qualora il numero minimo dei contingenti preventivati di nuovi militari non sia raggiunto. La metafora della rana bollita illustra come l’adattamento progressivo a cambiamenti negativi può portare a non accorgersi di un pericolo fino a quando non è troppo tardi per reagire. Se la rana è messa in una pentola di acqua bollente per istinto cercherà di mettersi subito in salvo saltando fuori. Ma se l’acqua sarà tiepida e verrà riscaldata lentamente, la rana non percepirà il pericolo fino a quando verrà bollita. Quindi leva volontaria come passo propedeutico per il compimento di un disegno che vuole di nuovo le giovani generazioni essere preparate a usare le armi e a andare in guerra.

Quali siano i fondamenti logici per evocare lo spettro di un futuro conflitto entro i confini delle grandi nazioni europee resta un mistero per gli individui dotati di normale ragione. Qualcuno potrebbe paventare forse delle rivolte interne alle singole nazioni come quella delle banlieue francesi del 2005 e in effetti molti quartieri periferici delle grandi città, sempre più abitate da quelli che Sven Ake Lingren ha chiamato i “perdenti cronici e radicalizzati” del modello segregazionista della liberale vecchia Europa, sembrano ormai prossimi a esplodere.

Invece quando (s)parlano di guerra, i politici non si riferiscono alle conseguenze della disaggregazione del tessuto sociale e culturale della popolazione nelle grandi città europee causata dalla carenza di politiche di integrazione e dalla xenofobia dilagante e indicano il futuro aggressore nella grande Russia di Vladimir Putin, lo stesso dittatore che per decenni è stato accolto con onori e tappeti nelle principali cancellerie del vecchio continente. Chi evidenzia come dopo tre anni dall’invasione, l’Armata Rossa non è riuscita nemmeno a conquistare per intero quattro marginali regioni dell’Ucraina orientale è tacciato nell’epoca del nuovo maccartismo con il marchio del traditore della patria e dei valori del libero Occidente.

Quanto manchi ancora per scivolare nel definitivo stato catatonico, antesignano di una nuova ‘catastrofe della storia’, evocato da Hermann Broch nella potente trilogia I sonnambuli del 1930-32 è difficile dire. Forse qualche anno, forse mesi o forse poche settimane.

Già per due volte nel 15-18 e nel 38-44 l’egemonia politico culturale mondiale dei paesi europei è stata spezzata dalla follia della guerra. La terza è una guerra che si prospetta ancora più catastrofale. Come ricordava Thomas Mann nel suo grande capolavoro La Montagna incantata molti sono i mostri che tentano di divorare l’umanità: l’egoismo, l’invidia, la bramosia. Il più terribile di tutti che profana i legami più intimi e sacri della convivenza, e si accanisce in particolare sui giovani si chiama guerra.

Di fronte a uno scenario in cui governanti e elités politiche ed economiche stanno costruendo passo dopo passo il sentiero per il baratro cosa si può auspicare? Il vecchio presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un discorso dell’ottobre 2024 si era rivolto ai giovani con un richiamo che suona oggi più forte che mai: prendetevi il futuro. L’auspicio che viene dal profondo del cuore è che quando chiederanno di prestare servizio volontario di leva nessun giovane si presenti all’appello. E quando proveranno a obbligare i giovani al servizio militare, nessuno si presenterà ai centri di reclutamento. Il ministro Crosetto ha sicuramente indole e stazza per sfondare le linee avversarie in caso di conflitto. Vada dunque lui in prima linea al grido futurista: Zang Tumb Tumb!


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