Crolla ghiacciaio in Svizzera: Blatten seppellita dai detriti
Mercoledì 28 maggio attorno alle 15:30 un’enorme porzione del ghiacciaio del Birch, nella Svizzera meridionale, è crollata a valle riversando milioni di tonnellate di roccia, fango e ghiaccio sul sottostante villaggio di Blatten. Il piccolo centro del Canton Vallese a 1.500 metri di quota, dove risiedevano circa 300 persone, è andato per il 90% distrutto. Fortunatamente l’intera popolazione era stata in precedenza evacuata per ragioni di sicurezza, insieme a tutto il bestiame. Al momento un abitante del villaggio risulta disperso.
La montagna in briciole. Le immagini impressionanti del crollo hanno fatto il giro del web: la testimonianza dello stato di precarietà in cui versano i ghiacciai alpini, e dei disastri naturali che tutto questo può innescare.
La corsa verso valle. Da settimane le autorità elvetiche avevano lanciato l’allarme sulla possibilità di un imminente distacco del ghiacciaio, dopo la comparsa di crepacci in più punti e l’accumulo di materiale roccioso stimato in 9 milioni di tonnellate sul versante della montagna. Il peso dei detriti aveva accelerato il movimento a valle del ghiacciaio fino a fargli raggiungere, negli ultimi tempi, la velocità di 10 metri al giorno. Il 19 maggio era scattato l’ordine di evacuazione dopo l’allarme dei geologi di un’elevata instabilità.
Il sisma e il fiume sbarrato. Dalla notte precedente il crollo si era osservato un aumento degli stacchi di piccole dimensioni. Nel pomeriggio del 28 maggio, una parte imponente del ghiacciaio si è staccata tutta in una volta, in modo improvviso. Il crollo ha causato un terremoto di lieve entità, con una magnitudo 3.1 sulla Scala Richter (che misura l’energia sprigionata), provocando un’onda d’urto e uno spostamento d’aria percepibili e una breve interruzione di corrente. I detriti hanno poi ostruito il corso del fiume Lonza, che attraversa Blatten, destando preoccupazioni circa possibili inondazioni.
Lo zampino della crisi climatica. Il riscaldamento globale sta rendendo i ghiacciai, a cominciare da quelli alpini, più instabili. Quelli svizzeri hanno perso il 10% del loro volume complessivo soltanto tra 2022 e 2023. Anche il permafrost, il suolo congelato che si comporta come una “colla” e che tiene insieme i paesaggi ghiacciati, si sta sciogliendo, e vari studi attribuiscono all’impatto del global warming l’aumento delle frane di roccia e suolo nei paesaggi alpini.
Questione di frequenza. Difficile però capire se quanto accaduto al villaggio di Blatten sarebbe successo comunque, senza l’influenza della crisi climatica. Così Mylène Jacquemart, geografa dell’ETH Zurigo, sentita dal New Scientist: «I mutamenti indotti dai cambiamenti climatici nelle alte regioni montuose (più acqua di fusione, meno copertura nevosa, temperature più elevate, più precipitazioni che cadono in forma di pioggia anziché di neve) non sono favorevoli per la stabilità delle rocce.
Ma, sarebbe accaduto anche senza i cambiamenti climatici? Probabilmente sì. La domanda fondamentale per la gestione del rischio è se vi sia un mutamento sostanziale in quanto spesso certi eventi si verificano. Un evento che di solito avviene ogni 10 anni all’improvviso si verifica tutti gli anni? A questo punto, non vediamo ancora un chiaro salto di qualità per eventi così imponenti».
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