Società

Cristina Scocchia, AD di illycaffè: «Da ragazza, come volontaria della Croce Rossa, ho visto donne picchiate in modi indescrivibili. Il loro dolore non solo fisico, la paura per i figli. Quegli occhi sono impossibili da dimenticare»

La violenza sulle donne si può prevenire anche attraverso un semplice gesto quotidiano come prendere un caffè al bar. In primis a Trieste, dove è partito oggi il progetto promosso da illycaffè, in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, che prevede l’affissione e la diffusione all’interno dei bar che hanno aderito all’iniziativa, di un volantino che spiega esattamente tutto ciò che una donna vittima può fare per denunciare. L’obiettivo è chiaro: sensibilizzare sul riconoscimento della violenza, sull’importanza del linguaggio e sulla necessità di superare le barriere che spesso impediscono alle donne di denunciare gli abusi subiti.

«Una ferita aperta per la nostra società, un fenomeno che colpisce tantissime donne e che, purtroppo, non ha confini né geografici, né culturali, né sociali», commenta Cristina Scocchia, Amministratore Delegato di illycaffè. « Come azienda abbiamo deciso di fare qualcosa nel nostro piccolo per aiutare a diffondere una cultura diversa. Una cultura del rispetto, della parità, della non violenza. Per tale ragione abbiamo deciso di promuovere questa iniziativa insieme all’Arma dei Carabinieri».

Oltre alla sensibilizzazione attraverso i bar per promuovere una cultura del rispetto, l’Arma dei Carabinieri terrà anche un corso a tutti i dipendenti dell’azienda triestina «in modo tale da poter imparare a riconoscere non solo la violenza – che purtroppo è molto evidente nella sua brutalità – ma anche tutti questi “reati spia” che iniziano molto prima», aggiunge Scocchia.

Quello che i militari dell’Arma spiegheranno ai dipendenti è che ci sono tre livelli di rischio e di violenza: il primo, quando una donna inizia a essere ignorata, ingannata, sminuita, umiliata, controllata. Proprio qui si inizia a parlare di «reati spia», ed è importante che la donna presti attenzione e inizi a parlarne con amici e familiari. C’è poi una seconda fase, in cui la donna inizia a essere ricattata, isolata, provocata con sensi di colpa, perseguitata, maltrattata. Lì, anche se non si arriva alla violenza fisica, è importante chiedere supporto al 1522, un numero nazionale gratuito che tutti possono chiamare. Si arriva poi in molti, troppi casi purtroppo, al terzo livello di violenza: quello in cui una donna, alla presenza dell’uomo in questione non si sente al sicuro, viene colpita, ferita, obbligata ad avere rapporti sessuali non consenzienti o, addirittura, minacciata di morte con o senza armi. Questo è il momento in cui, senza indugio, bisogna chiamare il 112, perché è necessario che le Forze dell’ordine intervengano con la massima urgenza.

«Credo che possa essere un’informazione molto utile per le donne riconoscere questi tre livelli di reato: reati spia, violenza e poi violenza aggravata, che è quella che porta ai tanti, troppi femminicidi. Quello che è importante in questo contesto è capire che bisogna uscire dall’isolamento», precisa Scocchia.

Si è fatta un’idea del perché, ancora oggi, tante donne non denunciano?
«Molte volte perché non si vogliono riconoscere nel ruolo di vittima, perché non vogliono sentirsi isolate, perché hanno paura del giudizio della propria famiglia, degli amici o delle persone con cui vivono. Ma continuare a isolarsi, a sentirsi in colpa, invece che alzare la mano e chiedere aiuto, non permette alla rete di supporto che c’è nel nostro Paese di attivarsi. E questo è fondamentale ribadirlo».


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »