Friuli Venezia Giulia

Cristiani perseguitati in Nigeria: una crisi umanitaria

04.12.2025 – 18.25 – Si legge oggi che la diocesi di Trieste — su invito della Comunità di Sant’Egidio — promuove una veglia di preghiera per l’uomo algerino trovato morto in Porto Vecchio e per tre giovani migranti recentemente deceduti. È un’iniziativa senz’altro umana e compassionevole: celebra la pietà, la memoria, l’apertura verso chi soffre, senza discriminazioni. E tuttavia — e qui sta la domanda che è doveroso porsi — perché in questo tempo non si levano altari di preghiera pubblici, veglie significative, per le centinaia di migliaia di cristiani massacrati, perseguitati o cacciati dalle loro case nel mondo, e in particolare in Nigeria? I numeri sono agghiaccianti: dal 2009 a oggi in Nigeria sarebbero stati uccisi oltre 50.000 cristiani. Solo nel 2022 si conterebbero oltre 5.000 morti, mentre nelle prime settimane del 2023 già più di mille. Tra il 2019 e il 2023 oltre 16.000 civili cristiani hanno perso la vita in violenze etnico-religiose, a fronte di circa 30.000 vittime complessive. Non si tratta di episodi sporadici: distruzione di chiese, assassinii di sacerdoti, scomparsa forzata di cristiani e minoranze religiose compongono un quadro drammatico e costante.

Allora: ben venga la pietà verso un migrante — ma venga anche il coraggio di guardare lontano. Venga la voce di chi prega, ma anche di chi denuncia. Venga la veglia che commuove una comunità, e con essa la veglia che illumina un dramma dimenticato. Perché la fede non ha confini e la compassione non dovrebbe conoscere scala di priorità. Sì, la veglia per l’uomo di Porto Vecchio è un gesto di dignità. Ma la Chiesa — e con lei ogni cristiano che ama la verità — non si fermi lì. Si alzi una preghiera pubblica, collettiva, un’iniziativa di memoria e giustizia anche per quelle decine di migliaia di nostri fratelli e sorelle che in Nigeria e altrove muoiono per essere cristiani.

[f.v.]




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