Crisi Amt, il sindacato Usb: “Chi pagherà il disastro?”. Azienda verso ricapitalizzazione da 50 milioni
Genova. La crisi di Amt è “estremamente seria” e il futuro dell’azienda e del servizio di trasporto pubblico a Genova “è a rischio”. È questo il grido d’allarme lanciato dall’Unione Sindacale di Base (Usb) di Genova dopo un incontro avvenuto lo scorso venerdì con il vicesindaco Terrile e l’assessore alla Mobilità Robotti. Il sindacato è tornato a denunciare la “gestione fallimentare dell’azienda “e si interroga su chi dovrà rispondere del “disastro” finanziario.
Secondo Usb, che ha affidato il proprio commento ad una nota stampa, l’amministrazione comunale avrebbe confermato la gravità della situazione. Il quadro critico sarebbe stato causato da “decisioni aziendali sbagliate e reiterate” che, nonostante i risultati negativi, sarebbero passate inosservate agli organi di controllo. Una situazione che si fa ancora più complessa in vista del rinnovo dell’affidamento in-house, per il quale l’azienda riceverebbe quasi mensilmente esposti da AutoGuodovie.
Nell’immediato, il problema principale di Amt resta la liquidità per i prossimi due mesi, evidenzia il sindacao. I 12,6 milioni di euro promessi dal Ministero dell’Ambiente non sono ancora arrivati e, in caso di mancato versamento, un eventuale intervento sostitutivo del Comune dipenderebbe dal parere della Corte dei Conti.
L’amministrazione subordina ogni decisione futura al Piano di risanamento finanziario, atteso per ottobre. Su questi Usb esprime forti preoccupazioni sui possibili contenuti del piano, redatto da consulenti scelti dall’azienda, e sottolinea il perdurare del blocco delle assunzioni, che riguarda anche la sostituzione del personale in uscita per pensionamento. L’unico spiraglio, secondo il sindacato, è rappresentato dai 24 milioni di euro destinati all’acquisto di nuovi mezzi. Per superare la crisi, l’amministrazione ha prospettato un ingente piano di ricapitalizzazione da 40-50 milioni di euro, da attuare anche con il conferimento di beni immobili e ipotizzando un coinvolgimento di FSU.
Usb ha ribadito la necessità di mantenere l’azienda interamente pubblica e ha sottolineato con forza che i lavoratori “non devono pagare le conseguenze di questa crisi”. “Chi ha determinato questo stato di cose deve renderne conto per rispetto di lavoratrici e lavoratori che tengono in piedi questa azienda quotidianamente con fatica”, concludono i sindacalisti di base.