Crisi Amt Genova, ora è allarme per il servizio: “Mancano bus e autisti”
Genova. Amt ora ha liquidità sufficiente per arrivare a fine anno, ma a preoccupare sono le condizioni in cui si dovrà erogare il servizio alla ripresa dell’orario invernale. È quanto emerge dall’incontro avvenuto oggi pomeriggio tra la presidente uscente Ilaria Gavuglio, il direttore del personale Guido Castello e i sindacati per esaminare il pacchetto di misure che traghetterà l’azienda fuori dalla crisi di liquidità, in attesa del nuovo consiglio d’amministrazione nominato da Tursi e del nuovo piano aziendale di sviluppo che sarà sottoposto all’assemblea dei soci entro il 15 ottobre.
“Adesso il problema è che mancano mezzi e mancano autisti: in queste condizioni sarà impossibile garantire il servizio a settembre“, è l’allarme lanciato in coro dai rappresentanti dei lavoratori. E su questi punti non sono arrivate rassicurazioni, anche perché l’intero Cda ha rimesso il mandato nelle mani dei soci e sa che a breve verrà sostituito. Assunzioni e acquisti rimarranno bloccati fino all’approvazione del piano industriale. Perciò, una volta passato il periodo estivo che consente di tirare un po’ il fiato, bisognerà fare i salti mortali per adattare una coperta che appare sempre più corta.
Crisi Amt, 800 corse saltate al mese e almeno 70 autisti mancanti
“I bus non ci sono, sono vecchi e si rompono. Ogni mese saltano 800 corse – denuncia Antonio Vella della Fim Cisl -. Ogni giorno escono dalle rimesse 500-600 mezzi per il servizio urbano e puntualmente qualcuno subisce un guasto. Se diamo un servizio carente, rischiamo di perdere clienti e quindi risorse, e si ripresenteranno gli stessi problemi. È un cane che si morde la coda”. Durante l’estate, ferie permettendo, si cercherà di accelerare sulle riparazioni. Anche le manutenzioni sono rimaste ferme al palo negli ultimi mesi perché diversi fornitori, non avendo più ricevuto pagamenti, hanno sospeso le consegne. Uno dei mille riflessi della mancanza di liquidità.
E poi ci sono i buchi di organico pronti a farsi sentire alla riapertura delle scuole. “Secondo i nostri calcoli mancano almeno 70 autisti, siamo molto preoccupati“, riferisce Michele Monteforte della Filt Cgil. “Siamo tutti consapevoli che Amt ha bisogno di fare assunzioni – aggiunge Daniele Barbiani della Uiltrasporti – ma fino a ottobre sono bloccate. Per tornare a un rapporto ideale uomo/turno servirebbe più di un centinaio di persone“. Nella migliore delle ipotesi, questo significa che i primi autisti sarebbero operativi a novembre o dicembre – segnala Edgardo Fano della Faisa Cisal – perché ci vogliono almeno tre settimane, considerando la formazione necessaria, prima che un nuovo dipendente possa entrare in servizio”.
A inizio 2026 è previsto l’arrivo di una trentina di nuovi mezzi elettrici, destinati in teoria alla rimessa di Sampierdarena, che però non ha le infrastrutture adatte per la ricarica. In ogni caso non saranno abbastanza per scongiurare lacune. Per mettere una pezza l’azienda ha acquistato di recente 15 mezzi usati da venduti da Atm Milano in sostituzione di altrettante vetture da 12 metri ormai vetuste che giravano in Valbisagno. “Ma l’allarme riguarda soprattutto le linee collinari – sottolinea Monteforte – specialmente in zone come Quezzi, Biscione, Marassi e Oregina che hanno bisogno di trasporto pubblico”. “Bisogna muoversi con le manifestazioni di interesse, il problema è che non sappiamo neanche chi comanda ad oggi“, chiosa Vella.
Il nodo degli assi di forza
Nel frattempo i nuovi filobus acquistati coi fondi ministeriali per gli assi di forza giacciono inutilizzati nella rimessa all’aperto di Campi per ragioni che nessuno chiarisce con esattezza: si parla di lungaggini per l’omologazione, ma anche di incompatibilità con l’attuale rete filoviaria.
Sul lungo termine, poi, preoccupano anche le scelte politiche della giunta Salis sulla messa in esercizio degli assi di forza. Perché l’idea di tagliare le linee collinari di Marassi e Quezzi, potenziando invece la linea portante in corso Sardegna, rispondeva anche alla necessità di ridurre il numero di vetture necessarie proprio laddove si registra la maggiore carenza. “Noi siamo assolutamente favorevoli all’incremento del servizio – chiarisce Fano – ma avere 30-40 persone e 50-60 bus in più significa aggiungere almeno 8 milioni all’anno di costi in conto esercizio“.
I mezzi elettrici, finora una scelta obbligata per mantenere la promessa (ormai irrealizzabile) di avere una flotta interamente green entro il 2025, contribuiscono a far lievitare le voci di costo. Anche per questo i nuovi fondi erogati dalla Regione in virtù di un accordo sottoscritto coi sindacati, oltre 24 milioni di euro Amt, potrebbero essere usati per acquistare autobus termici, almeno in questa fase di transizione e incertezza sul futuro dell’azienda.
Si attendono risposte su tariffe, ricapitalizzazione e contratto di servizio
Le criticità imminenti, quelle sul pagamento degli stipendi, sono state risolte. Ma all’orizzonte restano ancora molti punti interrogativi. Il nuovo piano dovrà contenere indicazioni chiare sulla politica tariffaria, con una probabile rimodulazione delle gratuità che in ultima istanza spetterà a Comune e Città metropolitana deciderà. Le altre linee d’azione coinvolgono direttamente gli enti pubblici: da un lato la ricapitalizzazione per consentire all’azienda di affrontare gli investimenti senza indebitarsi continuamente, dall’altro aumento del valore del contratto di servizio per far fronte agli aumenti di costi che rischiano di spolpare le casse aziendali anche dopo la manovra di salvataggio.
“Su un punto abbiamo avuto rassicurazioni: non verrà toccato alcun posto di lavoro e non cambierà la normativa applicata ai lavoratori – conclude Barbiani -. Non saranno i lavoratori a pagare le politiche tariffarie decise dai soci di maggioranza”.