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Crack Cloud – Red Mile :: Le Recensioni di OndaRock

Sferzante e imprevedibile, straniante e corposo, l’art-pop dei Crack Cloud è perennemente in bilico tra paradosso e nichilismo, una musicalità dal fascino sporadico, situazionista e quasi anarchico. Ciò nonostante, per il cantante e batterista Zach Choy (unico membro fisso della band) è giunto il momento di tirare le somme dei quasi dieci anni trascorsi dalle prime esternazioni del collettivo canadese (ora ristretto a sette musicisti ma in passato allargato a quasi una ventina di elementi). Le istanze socio-politiche restano centrali, ma l’avvicendarsi di musicisti e collaboratori ha pian piano alterato gli schemi espressivi, con toni epici e arguzie letterarie che hanno ulteriormente contaminato le prime velleità punk e garage, per un rock sempre più massimalista e intelligentemente elaborato, dove stramberie psichedeliche alla King Gizzard e teatralità alla Arcade Fire confondono le già agitate acque di un meltin’ pot stilistico vorticoso e denso.

“Red Mile” è non solo il primo album per la Jagjaguwar ma anche il racconto del ritorno a casa della band (da Vancouver a Calgary, passando per il deserto del Mojave), un diario discinto di quel percorso di riabilitazione dalla tossicodipendenza che ha fatto da collante al progetto Crack Cloud, un insieme di canzoni agrodolci e ricche di umane contraddizioni, che la band affronta con consapevolezza e sarcasmo.
Ognuna delle otto tracce si contraddistingue sia per il contenuto lirico che per quello strettamente musicale. Dietro il forte pathos di un brano come “Epitaph” c’è la figura del leader-non-leader Zach Choy, il quale si interroga sul personale ruolo di musicista, senza nascondere quelle insicurezze e ansie già poste al centro dell’estroverso pop-punk di “The Medium”: un brano vivace e beffardo dove vittima e colpevole quasi si confondono in un gioco di ruoli, che è alla fine l’essenza della musica del gruppo canadese.

“Red Mile” è un disco forse meno immediato e graffiante dei precedenti: un approccio più schematico ed essenziale alla composizione tiene a bada gli slanci più irriverenti e sarcastici degli esordi, il tutto è comunque filtrato da una drammaturgia e un’estetica che non riescono del tutto a celarne la potenza corrosiva (“Blue Kite”).
I Crack Cloud hanno dichiarato che “Red Mile” è un album vissuto, una corsa a ostacoli tra dilemmi fisici e mentali, un manuale di sopravvivenza contro l’arroganza del potere. In quest’ottica, le ultime due tracce del disco, la sontuosa “Ballad Of Billy” e la raffinata e barocca “Lost On The Red Mile”, si nutrono di una disarmante aura filosofica e tematica, che se da una parte non scioglie alcuni dubbi sulla reale tenuta artistica del progetto, dall’altro versante rinnova la natura fortemente introspettiva e sociale di una band che, ponendo superficialità e impegno sullo stesso piano, ha abdicato ai cliché della musica indie-rock, per un approccio più consapevole e militante.

31/08/2024




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