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Covid e influenza, il terribile effetto collaterale allarma: rischio elevato per oltre un anno

Le infezioni virali possono lasciare un’impronta nascosta sul cuore, molto più lunga della febbre.

Ogni stagione influenzale porta con sé febbre, mal di testa e qualche giorno di stop. Ma negli ultimi anni medici e ricercatori hanno iniziato a osservare qualcosa che andava oltre i sintomi tradizionali. Alcuni pazienti, anche giovani e senza particolari fattori di rischio, presentavano problemi cardiaci settimane dopo la guarigione dall’infezione. Un dato che ha acceso i riflettori su un possibile legame tra virus respiratori e salute cardiovascolare.

Un team di studiosi della University of California, Los Angeles, ha raccolto una mole impressionante di dati per capire cosa stesse succedendo davvero. Mentre analizzavano i risultati di decine di studi internazionali, è emerso un filo rosso ricorrente: il sistema immunitario, quando combatte un virus come Covid-19 o influenza, può generare una risposta infiammatoria capace di fragilizzare arterie e circolazione.

Il fenomeno non è nuovo. Alcuni cardiologi ricordano come, già decenni fa, si notasse un aumento di infarti subito dopo i picchi influenzali. Ma mai come oggi la relazione appare così chiara. Le infezioni virali non si limitano a colpire i polmoni: possono lasciare un segno profondo sul cuore, e questo segno può durare ben oltre la fase acuta.

Il cuore sotto stress: cosa succede davvero dopo il virus

L’analisi californiana ha mostrato che nelle settimane successive all’influenza il rischio di infarto può quadruplicare, mentre quello di ictus cresce fino a cinque volte. Il motivo è più semplice di quanto si pensi: l’infiammazione alterata dall’infezione può rendere instabili le placche nelle arterie e facilitare coaguli improvvisi. È un meccanismo subdolo, perché si manifesta quando la febbre è ormai passata e ci si sente di nuovo in salute.

Con il Covid-19 la situazione appare ancora più complessa. Il virus colpisce i vasi sanguigni in modo diretto e può modificare per mesi la capacità del sangue di coagulare. Ecco perché gli esperti parlano di un rischio prolungato, che può rimanere alto per oltre un anno. Non riguarda solo chi ha una storia di cardiopatie: molte complicanze registrate hanno coinvolto persone sane, senza diagnosi pregresse.

Covid e influenza, il terribile effetto collaterale
Covid e influenza, il terribile effetto collaterale Il cuore sotto stress: cosa succede davvero dopo il virus – vvox.it

La ricerca ha evidenziato anche un altro aspetto spesso trascurato. I virus cronici, come Hiv, epatite C o herpes zoster, mantengono costante la pressione infiammatoria sull’organismo. Con il tempo questo può tradursi in un aumento significativo delle probabilità di infarto o ictus. Una prospettiva che spinge a considerare il cuore come un organo più vulnerabile alle infezioni di quanto si ritenesse.

Proteggere l’apparato cardiovascolare significa anche evitare le infezioni virali. Le evidenze indicano che vaccinarsi, soprattutto contro l’influenza, riduce sensibilmente la probabilità di complicanze cardiache. Un gesto semplice che ha un impatto reale. Piccole precauzioni — dall’igiene costante alle mascherine in ambienti affollati, possono fare la differenza per chi è più fragile, ma anche per chi si ritiene in perfetta salute. Il cuore, più di tutto, beneficia della prevenzione silenziosa.


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