Cotronei, sequestrata isola ecologica del Comune gestita da imputato di mafia
Traffico illecito di rifiuti a Cotronei, sequestrata l’isola ecologica, una discarica abusiva e un impianto di autodemolizioni
COTRONEI – Il gestore dell’isola ecologica del Comune di Cotronei è un imputato di un processo di mafia. E avrebbe gestito in maniera illecita anche una discarica abusiva di rifiuti. Prosegue senza sosta l’offensiva sul versante ambientale lanciata dal procuratore di Crotone, Domenico Guarascio. E le scoperte che i suoi segugi stanno facendo sono tante.
L’ultima l’hanno fatta i carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro, che, in stretta collaborazione con i loro colleghi dell’VIII Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia, hanno sequestrato una discarica abusiva contenente circa 600 metri cubi di rifiuti pericolosi e non, nella località Timpa Grande di Cotronei. Hanno, inoltre, sequestrato l’isola ecologica del Comune di Cotronei, nella località Sigliati, e un’attività di autodemolizione a Caccuri. Più diversi veicoli e documentazione amministrativa e i dispositivi elettronici utilizzati dagli indagati, che sono in tutto quattro persone, accusate di gravi violazioni ambientali.
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COTRONEI, SEQUESTRATA ISOLA ECOLOGICA, LO SCEMPIO
I militari hanno, inoltre, acquisito documentazione negli uffici del Comune di Cotronei, che verrà dettagliatamente analizzata. Le indagini avrebbero fatto luce sulla gestione illecita della discarica abusiva, ma anche sul furto aggravato di materiale ferroso presso l’isola ecologica comunale e sulla distruzione dell’habitat naturale all’interno di un sito sottoposto a tutela. Uno scempio. Fondamentali gli elementi acquisiti dall’alto per l’intervento a terra, grazie alle moderne tecnologie di osservazione che costituiscono un supporto imprescindibile nelle indagini ambientali.
LEGAMI CON I CLAN
In particolare, il titolare della discarica abusiva nonché gestore dell’isola ecologica comunale è Antonio Rizzuti, imputato nel processo Garbino, contro la cosca Pullano di Isola Capo Rizzuto, di tentata estorsione con l’aggravante mafiosa. Con la sua compiacenza, un operaio specializzato della ditta di autodemolizioni avrebbe prelevato il materiale ferroso dall’isola ecologica. Nel filone del rito abbreviato, per lui la Dda di Catanzaro ha chiesto una condanna a sei anni. Stessa pena chiesta per suo fratello Tommaso, che in un altro processo di ‘ndrangheta, quello denominato Eleo, contro la cosca Comberiati di Petilia Policastro, è stato condannato a dieci anni. Gli altri indagati sono i titolari dello sfascio e l’operaio accusato di furto.
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