Lazio

così il riciclaggio viaggiava tra gli sportelli di una banca

Dietro gli sportelli di una banca, a Roma, si celava un sistema tanto silenzioso quanto pericoloso. Un vortice di conti correnti, società fittizie e controlli mai effettuati.

È qui che prende forma l’ultimo filone dell’inchiesta sul riciclaggio che oggi ha portato a una svolta: quattro dipendenti bancari sono stati colpiti da un provvedimento interdittivo, firmato dal GIP su richiesta della Procura della Repubblica di Roma.

Per un anno intero, non potranno più esercitare alcun ruolo nelle imprese bancarie o creditizie. Una sospensione pesante, che nasce da un’indagine complessa condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza. I militari, su delega della Procura, hanno ricostruito un quadro inquietante.

Conti correnti e società fittizie: un giro milionario sotto traccia

Tutto ruota attorno a un personaggio già noto alla giustizia, destinatario in passato di misure cautelari, che sarebbe riuscito a gestire numerosissimi rapporti bancari intestati a società di comodo. Un mosaico fatto di prestanome, aziende di facciata e transazioni opache.

Ma ciò che rende la vicenda ancora più grave è il ruolo dei bancari, accusati di aver chiuso entrambi gli occhi davanti alle irregolarità. Secondo le indagini, avrebbero sistematicamente omesso gli accertamenti imposti dalla normativa antiriciclaggio, lasciando passare operazioni sospette senza battere ciglio.

Indizi gravi, sistema collaudato

L’accusa è chiara: riciclaggio aggravato dalla violazione dei doveri di controllo. Un comportamento che non si limita a singole negligenze, ma che – secondo gli inquirenti – si sarebbe ripetuto nel tempo, alimentando un sistema collaudato e pericoloso. Intanto, le indagini proseguono.

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