Abruzzo

Cosa accadrebbe in caso di emergenza con le porte vinciane chiuse?


Dopo l’intervento del professor Paolo Pileri su Altreconomia, che ha portato all’attenzione nazionale la vicenda di Mirò, il Wwf Chieti-Pescara rilancia le critiche e solleva nuove preoccupazioni sulla sicurezza e l’opportunità di costruire nell’ansa del fiume Pescara.

«Che cosa succederebbe – si chiede la presidente Nicoletta Di Francesco – se durante un’alluvione suonasse l’allarme? Le persone presenti nel centro commerciale si riverserebbero tutte verso le uscite? E se qualcuno restasse bloccato dalle porte vinciane?». La domanda non è retorica: l’area, secondo il Piano di Protezione Civile, è classificata come esondabile e non è neppure prevista come area di attesa in caso di emergenza.

Il Wwf ricorda come il centro commerciale venne realizzato nel 2005 senza valutazione d’impatto ambientale, approfittando di una legge regionale poi abrogata perché in contrasto con la normativa nazionale ed europea. Non solo: anni dopo emerse che l’argine a protezione del complesso era più basso e corto rispetto a quanto previsto.

Nel 2013, dopo le osservazioni del Wwf, fu commissionato uno studio all’Autorità di Bacino, che confermò le criticità. Qualche settimana dopo, una piccola alluvione costrinse l’allora sindaco a disporre la chiusura temporanea del centro commerciale. Da allora sono stati installati sistemi d’allarme, pompe di sollevamento e barriere in ferro con porte vinciane. Ma bastano davvero?

Il Wwf accusa anche la Regione per aver autorizzato la costruzione delle casse di espansione, costate 54 milioni di euro, e per aver approvato di recente, nonostante i pareri negativi di Comune e Asl, un impianto per il trattamento di rifiuti stradali fresati, sempre in zona esondabile.

«Il Comune deve farsi sentire – incalza Di Francesco –. Non si può accettare che ci si limiti a dire che si vigilerà sul rispetto delle leggi. Serve un’azione concreta, anche giudiziaria, a difesa del territorio e della sicurezza dei cittadini».


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