Cornigliano dice no al forno elettrico: “Nulla vale più della salute, vogliamo vivere”
Genova. Oltre 1000 persone questo pomeriggio hanno partecipato alla manifestazione organizzata a Cornigliano dai comitati e dai cittadini che si oppongo all’ipotesi di un ritorno delle lavorazioni a caldo dell’acciaieria ex Ilva, rappresentata nel piano del governo che prevede la possibilità della costruzione di un nuovo forno elettrico a poche decine di metri dal centro abitato.
La manifestazione è partita dai giardini Melis. All’inizio della giornata di protesta qualche minuto di tensione quando una cinquantina di lavoratori della Fiom e il comitato per il sì hanno prima srotolato alcuni striscioni e intonato cori “Lavoro lavoro” davanti ai manifestanti scesi in piazza, tra lo sgomento e la preoccupazione delle tante famiglie accorse per manifestare il proprio dissenso al progetto del governo. Tensione finita pochi minuti dopo, quando i lavoratori hanno dato vita ad un piccolo corteo in direzione opposta rispetto a quella che avrebbe preso il lungo corteo dei cittadini, senza che la “provocazione”, come è stata definita dai presenti, attecchisse.
Tante le rivendicazioni espresse durante la manifestazione, come già raccontate in queste settimane. “La giornata di ieri è stata un tradimento per i cittadini di Cornigliano e di Genova – è stato detto durante la manifestazione da Roberto Difrencesco, che ha rappresentato i comitati ieri al colloquio con il ministro Urso – mentre noi cercavamo di spiegare le nostre ragioni al ministro, il presidente di Regione Liguria e la sindaca di Genova avevano già dato il loro assenso. La sindaca che ha incentrato la sua campagna elettorale sull’ascolto dei territori”. Tanti gli striscioni contro la decisione delle istituzioni e tanti i dubbi sul modello di sviluppo “che viene riproposto per tutelare interessi privati. Serve un modello basato sullo sviluppo sostenibile, sull’alta tecnologia. Noi non siamo contro il lavoro, ma non accetteremo un ritorno al passato“.
“Questa è la risposta di Cornigliano e di Genova – ha commentato Patrizia Avagnina, coordinatrice del comitato Difesa Salute e Ambiente, storica “combattente” delle battaglie contro l’acciaieria – noi siamo per l’ambiente, salute e lavoro. Lo siamo stati da 40 anni e continuiamo così, sono i nostri valori“. Rispetto a quanto emerso nella giornata di ieri, si sente delusa? “No, perchè non mi sono mai illusa, siamo chiaramente in un percorso autoritario, dove le decisioni vengono prese prima e poi comunicate ai cittadini. Nel 1985 alla prima manifestazione contro l’altoforno c’era il sindaco Cerofolini in maniche di camicia ad ascoltare le persone. Le decisioni sono state prese insieme. Questo è il modo di fare il sindaco“. In poche parole viene liquidata anche la presenza provocatoria della Fiom: “Questa presenza fa parte di Cornigliano, è periodo di spettacoli, ci si inventa che vogliono il lavoro, ma non fanno niente per il lavoro, sono 20 anni che chiedono la cassa integrazione. Noi lavoriamo anche per i loro figli, anche se non ci vogliono credere“.
“Oggi la risposta di Cornigliano è stata chiara – ha continuato poi al microfono a chiusura della manifestazione – non accettiamo lezioni sul lavoro, perchè anche noi siamo lavoratori e lo siamo sempre stati. Io credo che quelli che oggi abbiamo visto in piazza non rappresentino il vero spirito della Fiom e del sindacato, che si ispira alla solidarietà e alla giustizia sociale”.
Presenti alla manifestazione anche i rappresentanti di altri comitati genovesi, con in testa la Rete Genovese che ha portato in corteo il suo striscione, insieme a quello degli abitanti di via Vecchia. E poi tanti militanti dei movimenti per l’ambiente e realtà del ponente. Il timore è che questo ritorno all’acciaio sia un tassello “per il piano di riarmo che sta muovendo i governi europei. Morire di inquinanti e morire poi di bombe. Questo è il futuro per i nostri figli?“. E poi, tantissimi, i bambini presenti, che hanno sfoggiato magliette con scritto “No forno”. A loro le ultime parole della manifestazione: “Vogliamo avere un futuro, vogliamo vivere“.
Ceraudo: “Le scelte devono essere condivise con la popolazione”
Presente al corteo dei comitati del no anche il presidente di Municipio Fabio Ceraudo: “Il percorso partecipativo è la base, l’abbiamo visto oggi in una piazza in cui si dividono lavoratori e cittadini. Non può continuare a coesistere la logica lavoro-salute. Bisogna che esista la logica e la coesione tra lavoro e salute – ha sottolineato durante la manifestazione – Le due ipotesi proposte da Bucci e la passarella di Urso erano vuote di contenuti, erano vuote di piano industriale, di ricadute ambientali, occupazionali e quello che poi è il piano fondamentalmente che vogliono portare a Genova. Noi dobbiamo fare un percorso partecipativo, le persone hanno bisogno di capire e conoscere e le scelte devono essere condivise con la cittadinanza. È la base di quello che abbiamo portato avanti e che porteremo avanti”.
Sull’incontro di ieri Ceraudo commenta che “La sindaca penso che non abbia aperto un pacchetto chiuso, nel senso che non prenderà questa ipotesi come fosse una ipotesi già scontata. Lei non mette nessuna preclusione alla gara, ma poi ci vuole un piano industriale, capire cosa presenteranno e come lo presenteranno. A quel punto si entra nel merito, è naturale. Il discorso del sì o del no, tranchant, è un discorso che poi lascia al tempo che trova perché mette in contraposizione lavoro e cittadinanza. Invece noi abbiamo bisogno di capire, di fare un percorso condiviso e partecipato. Sicuramente Cornigliano non può tornare indietro, deve andare avanti, andare avanti in maniera consapevole e responsabile“.
Lo striscione contro la sindaca Salis
Durante il corteo è stato portato uno striscione con una caricatura della sindaca Silvia Salis in cui è riportata una delle sue dichiarazioni – “Cornigliano ha da sempre una vocazione all’acciaio” – e che la ritrae mentre dà ad alcuni bambini una “barretta all’acciaio e particolato”.
