Marche

«Contratto di fiume nel dimenticatoio, così non ci stiamo»

TERRITORIO – I consiglieri provinciali di minoranza: «Non accettiamo che la prevenzione diventi sempre l’ultima voce nell’agenda politica. Non accettiamo che si parli di emergenza climatica solo quando l’acqua entra nelle case, nei negozi, nelle scuole, ed anche nei pronti soccorsi com’è accaduto a Fermo»

Manolo Bagalini e Riccardo Strappa

«Oramai da anni assistiamo alla stessa identica scena: piogge torrenziali in pochissimo tempo trasformano le nostre città in torrenti, le strade diventano fiumi in piena, i sottopassi si allagano in pochi minuti. È uno scenario che si ripete puntualmente e che la popolazione ormai conosce bene. Continuare a parlare di “evento eccezionale ed imprevisto “, soprattutto da parte degli amministratori, diventa una presa in giro per i cittadini che da costoro aspettano soluzioni, ed anche la palese dimostrazione di una superficialità stupefacente». A dirlo i consiglieri provinciali di minoranza Riccardo Strappa e Manolo Bagalini.

«L’Italia, la Regione Marche e il Fermano – proseguono i consiglieri -, hanno avuto negli ultimi anni una straordinaria occasione per cambiare radicalmente approccio: il PNRR. Un piano di rilancio che avrebbe potuto rivoluzionare il nostro sistema di gestione del territorio, ma che troppo spesso è stato disperso in mille rivoli, sacrificando gli investimenti strutturali in nome della propaganda e della visibilità. Sappiamo che fare un concerto in piazza rende molto di più in termini di consenso immediato, ma costruire una rete fognaria efficiente o investire nella sistemazione idrogeologica del territorio è ciò che realmente fa la differenza tra una città resiliente e una città che affonda.
È proprio per questo che avevamo portato in Consiglio Provinciale una mozione per l’adozione del Contratto di Fiume, uno strumento partecipativo, previsto dalla normativa europea e nazionale, che avrebbe permesso di pianificare e attuare interventi concreti di prevenzione, tutela e valorizzazione dei bacini idrografici del Fermano. La mozione è stata approvata all’unanimità, segno che almeno sulla carta tutti ne riconoscevano il valore e l’urgenza».

E poi ancora: «Ma poi, come troppo spesso accade, una volta usciti dall’aula del Consiglio, è stata lasciata cadere nel dimenticatoio. Nessun membro della maggioranza consigliare della provincia ha avuto il coraggio di portare questo contratto all’interno del proprio consiglio comunale, nessuno ha provato ad intavolare un tavolo tecnico con le varie associazioni che operano sull’alveo fluviale.
Gli stessi amministratori dei Comuni colpiti, che siedono nei banchi della maggioranza anche in Provincia, non hanno mosso un dito per farla vivere nei propri territori. Quel documento oggi è carta straccia per responsabilità dirette di chi avrebbe dovuto dare seguito agli impegni presi.
Non ci stiamo. Non accettiamo che la prevenzione diventi sempre l’ultima voce nell’agenda politica. Non accettiamo che si parli di emergenza climatica solo quando l’acqua entra nelle case, nei negozi, nelle scuole, ed anche nei pronti soccorsi com’è accaduto a Fermo. È arrivato il momento di dire le cose come stanno: le bombe d’acqua non sono eventi eccezionali, sono la nuova normalità e chi amministra ha il dovere morale e politico di agire di conseguenza, adeguando le reti fognarie, sistemando scarpate e fossi, mantenendo correttamente le strade e le zanelle, vigilano sulle coltivazioni collinari e quant’altro necessario, indipendentemente dal consenso.
Chiediamo con forza alla Provincia, alla Regione Marche e alle amministrazioni comunali del Fermano un piano straordinario di messa in sicurezza del territorio, che parta da strumenti come il Contratto di Fiume e dalla pianificazione partecipata. Serve una strategia concreta, non più promesse, perché la sicurezza delle persone non può essere rimandata al prossimo temporale».

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