Contratto dei metalmeccanici, parlano gli industriali: “Non sarà breve ma lavoriamo per l’accordo”
«Sono convinto che le situazioni di mercato possano aiutare a trovare un momento d’incontro, ma la strada verso il rinnovo del contratto nazionale è ancora lunga. Le distanze sono tante, ma lavoreremo per dare un nuovo contratto ai lavoratori», ha dichiarato Silvano Simone Bettini, nuovo presidente di Federmeccanica eletto ieri nella sede dell’Unione industriali di Torino per il quadriennio 2025-2029. Bettini ha precisato: «Ne stiamo discutendo da un anno e ci siederemo nuovamente al tavolo il 15 con le altre parti: Assistal e le tre categorie sindacali».

Durante il primo giorno dell’Assemblea generale di Federmeccanica 2025 sono stati molti i temi sollevati, a partire dall’invito di Alberto Dal Poz – vicepresidente dell’Unione industriali di Torino ed ex presidente di Federmeccanica – alle filiere ad adattarsi per essere attrattive per i soggetti che si affacciano al nostro mercato. «L’incertezza di questo momento storico richiede adattamenti continui: altrimenti creiamo spazio per i competitors, tra cui i cinesi. Ormai la competizione arriva non solamente per i costi, ma anche per la qualità tecnologica che è in grado di offrire», ha chiosato Dal Poz.
All’assemblea è intervenuto Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, che è tornato a parlare della trattativa sui dazi. «Personalmente ritengo si debba evitare una guerra commerciale – ha detto – perché farebbe del male a tutti. I dazi sono uno ostacolo alla globalizzazione e se si mette un bastone fra le ruote della globalizzazione, vuol dire che costerà di più produrre. Questa non è una bella notizia, soprattutto per i non ricchi che non possono ridurre i consumi. Se al posto delle tasse si mettono i dazi pagano soprattutto i consumatori».
A fare eco alle parole di Gros-Pietro anche Giovanni Sandri, Head of southern Europe e Country Manager Italy di Blackrock, che ha parlato dei 10mila miliardi fermi sui conti correnti nell’Unione europea: «Sono uno dei grandi asset e contemporaneamente dei problemi dell’Ue oggi. Il risparmio è un asset, ma anche un’opportunità parzialmente persa di investimento nell’economia reale e di possibili rendimenti. Se noi europei non supportiamo la nostra economia, come ci aspettiamo che lo facciano gli altri?».
A proposito del calo di produzione dell’industria (-0,7%) nel mese di maggio – secondo i dati diffusi ieri dall’Istat – Gros-Pietro ha rinnovato il sostegno di Intesa agli imprenditori italiani: «Oltre all’accordo con Confindustria dal valore di 200miliardi, investiamo in tecnologie di avanguardia tramite Neva Sgr. Vogliamo sostenere start-up e imprenditori italiani: sappiamo che funzionano».
Infine, sull’incertezza sperimentata di mercati – secondo Istat, tra le cause del calo della produzione industriale – è arrivato l’appello di Sandri a non farsi distrarre dal «rumore di fondo», ma ad avere uno sguardo a medio-lungo termine. «Bisogna chiedersi quali siano i trend strutturali e a come catturarli. Sul breve termine, invece, è necessario essere flessibili e ragionare per what if scenarios: come gestire l’emergenza, se arriva?» ha spiegato. Moderatamente ottimista Gros-Pietro: «Anche considerando eventi difficilmente prevedibili come i dazi – il cui impatto sulla crescita è stimato intorno allo 0,5% – la crescita del Pil dovrebbe rimanere in territorio positivo intorno all’1%».
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