Continuano i bombardamenti tra Iran e Israele. La manager iraniana (che vive in Italia): «Il pericolo è raddoppiato, ma la responsabilità è anche del regime iraniano»
Tra Iran e Israele continua la guerra. Dopo l’uccisione di 9 scienziati iraniani che lavoravano al progetto nucleare dell’Iran da parte dello Stato ebraico, i bombardamenti sono stati costanti. La scorsa notte, tra sabato e domenica, Israele ha colpito importanti infrastrutture energetiche in Iran, mentre almeno dieci persone sono state uccise in Israele da missili iraniani lanciati su diverse città. I due Paesi continuano a ripetere che non hanno intenzione di fermarsi e anzi intendono intensificare gli attacchi.
Israele ha ucciso anche alcuni leader militari iraniani, distruggendo la catena di comando militare del Paese. La tattica sembra la stessa usata contro Hamas ed Hezbollah, gruppi sostenuti dall’Iran, e che negli ultimi mesi sono stati fortemente indeboliti da Israele.
Abbiamo intervistato **Shirin Abbasiasbagh, iraniana 52 anni, scienziata e oggi manager aziendale che vive in provincia di Torino**, per farci raccontare i suoi sentimenti e le sue preoccupazioni.
L’intervista a Shirin Abbasiasbagh
Shirin, com’è la situazione nel suo Paese?
«La situazione è molto tragica, non di facile lettura e non di facili conclusioni. I target di Israele sono tutti militari e quindi i danni ai civili per fortuna sono minimi,. Vengono fatti continui annunci per dare l’allerta e dire di allontanarsi dai centri a rischio».
Ma cosa sta succedendo?
«Non bisogna perdere di vista la situazione dell’Iran per capirlo. Noi iraniani dal 1979 stiamo subendo una specie di occupazione da un regime dittatoriale che fin da subito ha iniziato a perseguitare le persone, imprigionarle, impiccarle. Da allora a oggi, non passa una settimana senza che avvenga un’impiccagione. Per cui l’allarme non è dato solo dai bombardamenti di Israele. Il popolo iraniano da decenni vive con un nemico interno e molti iraniani in qualche modo, paradossalmente, capiscono Israele. Ciò detto il nemico del mio nemico non è necessariamente il mio amico. Ma il regime degli Ayatollah, con quello che sta facendo dal 1979, fa sì che, anche per gli iraniani, sia difficile considerarlo come connazionale, come dalla stessa parte».
Questi attacchi anche se non sono rivolti ai civili stanno distruggendo infrastrutture preziose dell’Iran.
«Sì, stiamo assistendo alla distruzione delle infrastrutture e di tutto quello che ci servirebbe per un domani di libertà. Ieri sera sono stati colpiti siti di petrochimica e raffinerie, sono tutte risorse essenziali per il nostro futuro».
Come si sente?
«Come se fossimo tutti a bordo di un mezzo guidato da una persona impazzita e a un certo punto arrivasse qualcuno iniziando a sparare a questo mezzo. Ma io non so chi sia il mio primo nemico. Il pericolo per gli iraniani è raddoppiato e certo questo regime non è un riferimento, non è una tutela».
Vuole dire chel’Iran è in qualche modo responsabile degli attacchi di Israele?
«Ogni capo di Stato, per definizione, ha il dovere di proteggere il suo popolo, i suoi confini e il suo benessere. Se io, capo di Stato, sto creando problemi nel mondo, se mi stanno dicendo di smettere con il nucleare e mi fanno anche delle offerte – perché nell’ultimo negoziato ci sono state delle offerte per fermare il programma nucleare – e io con testardaggine non do riscontro a nessuna di queste proposte, perché voglio andare avanti per la mia strada, ecco io sto portando la mia popolazione alla deriva. Dal 1979 il primo scopo dichiarato di questo regime è stato eliminare lo Stato ebraico. A Tehran c’erano degli enormi tabelloni nella città con il countdown di giorni, ore e secondi, per la sparizione e l’eliminazione dello Stato ebraico».
Il mondo è preoccupato per la minaccia nucleare dell’Iran. Cosa ne pensa?
«Ho seguito molto bene gli ultimi trattati e ho avuto la sensazione che questo modo di alzare il muro da parte del regime, nel non voler portare avanti i negoziati, fosse un modo per guadagnare tempo per sé, per portare avanti l’arricchimento di uranio. Quindi sì, per me era ed è un pericolo imminente».
Israele ha dato un duro colpo al regime, uccidendo i 9 scienziati che lavoravano al piano per l’atomica.
«Sono stati colpiti tanti siti nucleari in questi tre giorni, quindi non sappiamo com’è ora la situazione. Sicuramente avendo perso le persone che lavoravano al piano, da adesso i tempi saranno più lunghi. Però, le posso dire? Io di tutta questa situazione ho un grande rammarico».
Quale?
«Come mai il mondo ha deciso di tollerare tutto questo per decenni e perché non ha mai preso sul serio questo pericolo? Come mai sono state così compiacenti le autorità internazionali? L’Iran ha sempre ostacolato ogni trattato e ha sempre impedito l’accesso ad alcuni siti per le ispezioni… Come mai non è stato preso sul serio questo questo pericolo, pur sapendo che gli obiettivi di questo Stato sono esportare la sua ideologia in tutto il mondo ed eliminare lo Stato ebraico? Purtroppo esistono lobby dipendenti dal regime che sono molto attive sia in Europa sia negli Stati Uniti, questo è il motivo per cui sono stati chiusi gli occhi purtroppo. Ma a che prezzo?».
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