Emilia Romagna

Consumo di suolo, la Regione difende la sua legge: “Salvati oltre 21mila ettari”


“Una legge che sta dando risultati concreti e che ha garantito un taglio definitivo di 21.100 ettari di consumo di suolo sui 26.666 previsti nei Piani regolatori generali e nei Piani strutturali comunali.   Di questi oltre la metà, pari a 12.380 ettari, riguardano aree potenzialmente interessate da alluvioni di media e alta pericolosità, mentre altri 1.132 ettari di previsioni insediative sono stati stralciati in zone soggette a rischio di dissesto idrogeologico”.

Dopo la diffusione del Rapporto Ispra sul consumo di suolo 2023, la Regione Emnilia-Romagna interviene per difendere la propria posizione. “Ciò che differisce è la metodologia di calcolo. Quella adottata dall’Istituto superiore di ricerca e protezione ambientale fa riferimento anche a suoli che sono stati trasformati in maniera reversibile come, ad esempio, quelli connessi all’apertura di cantieri per la realizzazione di infrastrutture, di reti energetiche, ovvero di impianti fotovoltaici. Nel caso dell’Emilia-Romagna questo territorio incide per il 70% sul totale di consumo di suolo indicato da Ispra”.

“Siamo di fronte a una legge unica nel panorama italiano e che sta dimostrando la propria efficacia, lo dicono i dati. Una legge che si è fatta carico anche delle pianificazioni preesistenti, prevedendo un periodo transitorio che si è concluso alla fine 2023 e che ci permette ora di fare un bilancio oggettivo. Ciò che ci differenzia dal Rapporto Ispra, lo torniamo a sottolineare, è il tipo di calcolo, che nel loro caso fa riferimento anche a suolo che potrà e dovrà essere rinaturalizzato perché occupato solo in via temporanea- afferma l’assessora regionale alla Programmazione territoriale, Barbara Lori-. Dopo di che, è evidente che quello del consumo di suolo non è un tema che può essere affrontato solo in ambito regionale e che è necessaria una legge nazionale che metta al centro i temi del recupero e della rigenerazione urbana. Veniamo da decenni in cui in tutta Italia si è costruito troppo e male”.

“Una legge che funziona- ha concluso Lori- e che proprio alla luce della sperimentazione realizzata in questi anni potrà essere ulteriormente migliorata, ad esempio per quanto riguarda il rafforzamento della governance regionale e di area vasta, per limitare il proliferare incontrollato di insediamenti logistici”.

Stop a nuove previsioni insediative in espansione, rigenerazione urbana, recupero e riqualificazione del patrimonio esistente sia in ambito abitativo che per le aree produttive dismesse. Questi gli assi portanti della legge regionale del 2017. E per quanto riguarda gli interventi già previsti dai precedenti Piani urbanistici alcuni meccanismi per disinnescarli.  Quali appunto l’obbligo per i Comuni di predisporne e avviarne l’iter di approvazione non oltre la fine del 2021 e la stipula delle convenzioni non oltre il 31 dicembre 2023. Per quanto riguarda la rigenerazione urbana, a oggi sono 149 gli interventi di recupero in 116 comuni cofinanziati dalla Regione con contributi pari a 90,2 milioni di euro che hanno movimentato un investimento complessivo di 180 milioni di euro. Nel luglio del 2024 è stato emanato un nuovo bando con un plafond di 24,5 milioni di euro che consentirà ulteriori interventi in tutto il territorio.


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