Ambiente

Consorzio vini Colli Euganei, a rischio biodiversità montana – Vino

La flessione globale del mercato del
vino e le ripercussioni scatenate dai nuovi dazi americani
rischiano di avere un forte impatto sulla preservazione della
biodiversità viticola italiana e della stessa viticoltura nelle
aree più fragili dell’Italia, come quelle collinari e montane.

   
L’allarme viene lanciato dal presidente del Consorzio Tutela
Vini Colli Euganei, Gianluca Carraro.

   
“Fino a oggi – afferma Carraro – nel dibatto che si è sviluppato
sulle difficoltà del mercato del vino e sulle ricadute dei dazi
americani, quasi nessuno si è soffermato sulle ripercussioni che
potrebbero gravare sui viticoltori, anello debole della filiera,
soprattutto laddove la viticoltura, per la particolare
conformazione dei suoli, non abbia alcuna possibilità di
abbattere i costi tramite la meccanizzazione. In molte di queste
aree, un contraccolpo sulle vendite, che spingesse al ribasso i
prezzi delle uve, facendoli cadere non solo al di sotto della
soglia sussistenza economica, ma addirittura dei puri costi di
gestione e di mantenimento delle coltivazioni, determinerebbe il
rischio di un definitivo abbandono dei vigneti, con gravissimo
danno ambientale in termini di perdita di biodiversità viticola
e di manutenzione dei territori”.

   
Il valore ambientale della tradizione vitivinicola è
particolarmente evidente sui Colli Euganei, riconosciuti come
Parco regionale nel 1989 e come Riserva della Biosfera MAB
Unesco esattamente un anno fa, nel luglio 2024. Qui i
viticoltori contribuiscono in maniera fondamentale alla tutela
del territorio dal dissesto geologico e i vigneti contribuiscono
alla ricchezza della biodiversità, anche salvaguardando rare uve
autoctone come il Serprino, il Pinello e il Moscato Fior
d’Arancio.

   
“Così come in altri contesti geografici di alta collina – dice
Carraro -, sui nostri colli aspri e scoscesi coltivare la vite
ha costi molto elevati, che spesso vengono a malapena coperti
dalla vendita delle uve. Per questo, se il Governo e la
Commissione europea decidessero, come è auspicato, di
intervenire con misure a sostegno della filiera vitivinicola, è
fondamentale che si vadano ad aiutare non solo le imprese
esportatrici, ma anche tutti i viticoltori, ponendo una
particolare attenzione a quella parte di loro che opera in
contesti ambientali delicati e di grande pregio come il nostro e
come altri in Italia. Preservare la viticoltura in queste aree
estreme ha prima di tutto un valore culturale, a prescindere da
quanta parte della produzione prenda la via dei mercati
internazionali”

   

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