conquista Roma in questo nuovo strategico italiano
Quante volte pensate all’Impero Romano? Al di là dei discutibili meme di TikTok, se siete degli amanti degli strategici la risposta sarà sicuramente “tante”. D’altro canto, di RPG ambientati nell’epoca d’oro di Roma ce ne sono a bizzeffe: dallo strategico di Paradox Imperator: Rome fino all’osannata serie di Total War: Rome (qui la nostra recensione di Total War: Rome Remastered), chi vuole mettersi nei panni di Giulio Cesare e Ottaviano Augusto ha diverse possibilità per farlo. Impersonando i grandi condottieri, però, si tende a perdere il senso della realtà: le campagne romane in Europa, Asia Minore e Nordafrica sono state portate avanti con il costante sacrificio di valorosi uomini nelle legioni dell’esercito dell’Urbe.
Never Second in Rome ci mette al comando di una Centuria, un’unità di cento uomini (o poco meno), che dovremo addestrare, preparare alla guerra, condurre in battaglia e, inevitabilmente, vedere vincere e cadere sotto i nostri occhi. Non si tratta di uno strategico come tutti gli altri: il gioco, infatti, è stato interamente sviluppato da una sola persona, l’italiano Alessandro Roberti. Da qualche giorno, è disponibile su Steam in early access: noi lo abbiamo provato!
La dura vita del legionario
Never Second in Rome è uno strategico a turni chiaramente pensato per chi ha già una certa dimestichezza con i giochi di ruolo e con i gestionali, oltre che per chi ha amato il primo titolo sviluppato da Roberti, A Legionary’s Life.
Ciò significa che non si tratta di un titolo facilmente abbordabile dai più: quello che si fa per ore e ore è districarsi nei menu, memorizzare statistiche, effetti, numeri e simulare tiri dei dadi, calcolando meticolosamente le possibilità di vincere la battaglia che ci si trova di fronte. La curva di difficoltà è assai ripida, inutile negarlo: la prima campagna del gioco (quella che ci vede fronteggiare gli Elvezi, un gruppo di Celti stanziato tra Svizzera e Francia) funge da tutorial, ma apprendere a cosa serva ciascuna statistica e quale sia il suo effettivo peso in battaglia richiede molto tempo, nonché qualche restart per immettersi in una buona traiettoria per i capitoli successivi. D’altro canto, che Never Second in Rome non sia un gioco per tutti lo si vede fin dalla creazione del protagonista. Le statistiche del nostro legionario sono bene nove, e vanno dalle tradizionali forza e costituzione alle più esotiche consapevolezza e coordinazione. Ci sono poi delle cifre esplicitamente dedicate alla destrezza con le diverse armi che si possono impugnare in battaglia, come la spada, lo scudo e il giavellotto, nonché dei parametri derivati dal lessico militare, come il morale e la disciplina, che hanno degli effetti di carattere generale in diverse fasi della battaglia. Infine, ci sono dei fattori “etici”, come la prodezza, l’integrità e la humanitas: tutti questi valori possono crescere o diminuire in tantissimi modi diversi, permanentemente o solo per qualche turno di gioco.
Sentendo parlare di “morale” e “disciplina”, qualche appassionato dei Grand Strategy traccerà subito un collegamento tra Never Second in Rome ed Europa Universalis IV (qui la nostra recensione di Europa Universalis IV, per approfondire). E in effetti la mole di dati da tenere costantemente sotto controllo è paragonabile. Ma la grande differenza è strutturale: mentre il titolo Paradox ci mette alla guida di un intero Stato, spingendoci a gestirne la guerra e la diplomazia, lo strategico ambientato durante le conquiste di Giulio Cesare non ha delle simili velleità di grandezza, concentrandosi unicamente sulla gestione di una centuria e di una legione. La riduzione a un punto di vista “microscopico” ha dei risvolti non da poco.

Il primo è che il controllo delle unità è capillare, e lo stesso dicasi per la loro crescita tramite l’addestramento. Praticamente ogni singolo legionario ha le sue statistiche e i suoi tratti, che lo rendono sensibilmente diverso dagli altri, soprattutto nello scontro uno contro uno. All’inizio conoscerete bene solo il comandante della vostra centuria (che di fatto sarà il vostro alter ego), insieme al suo Optio – il secondo in comando – e al suo Tesserarius, ma con il tempo i ranghi si ingrandiranno con dei centurioni “notevoli”, che guadagneranno piano piano fama compiendo gesta gloriose in guerra. Per questo stesso motivo, perdere un soldato è un momento tragico, da evitare a tutti i costi: non solo perché ridurrà le dimensioni del vostro gruppo, ma anche perché significherà dire addio per sempre a un comprimario a cui, magari, vi siete affezionati (specie nei momenti più avanzati della campagna).
Dal campo base alla battaglia
Il paragone tra i Grandy Strategy e Never Second in Rome è comunque improprio, perché la scala del gioco è nettamente inferiore a quella di Imperator: Rome e simili.
Tuttavia, allo sviluppatore l’ambizione non manca di certo. Il controllo della centuria da parte del giocatore, per esempio, è pressoché totale. Starà infatti a voi decidere come addestrare i vostri soldati e il vostro comandante, distribuendo i (pochi) punti azione disponibili a ogni turno tra le (tante, tantissime) statistiche migliorabili. Sempre voi avrete il compito di compiere azioni prima, durante e dopo la battaglia: dai riti religiosi al divertimento dei soldati, il protagonista può fare tantissime mosse per accrescere il suo prestigio e il suo valore, rendendosi un modello per le truppe. Queste ultime hanno un valore di fiducia nei confronti del loro capitano, che non deve abbassarsi troppo per evitare gravi ripercussioni. Accanto ai momenti di tranquillità, ci sono ovviamente numerose campagne militari: pace e guerra sono due fasi complementari della vita del legionario, perché gli avversari di Never Second in Rome sono sempre più forti e occorre prepararsi a dovere prima di affrontarli. Il passaggio tra l’addestramento e la battaglia è segnato da una serie di transizioni testuali in inglese che faranno certamente la felicità degli appassionati di storia romana per la loro fedeltà alla reale traiettoria di Cesare. Talvolta, all’interno dei dialoghi sarà possibile compiere delle scelte, alcune delle quali collegate a un “check” alla Dungeons & Dragons, con il tiro di due dadi (fino a 50 facce, in questo caso).
Prima della battaglia potrete costruire il vostro campo base, in una fase assai rapida e che non sembra avere grandi ripercussioni sull’esito dello scontro, ma che vi farà ottenere il favore di Cesare – ammesso di agire con prontezza. Ad aggiungere ulteriore complessità al gioco vi è il fatto che la battaglia, vero cuore di Never Second in Rome, è bipartita: ci sono infatti una componente collettiva e una individuale. La prima è quella preponderante: in questa parte del gioco, che è per certi versi anche la più semplice, lo scopo è quello di alternare attacco, difesa e ripiegamento per logorare il nemico, con una sorta di valzer in punta di spada volto a distruggere la linea frontale della legione avversaria, ridurne la coesione e mandarla allo sbando.
Per la verità, le missioni non richiedono quasi mai di massacrare i Galli, ma di ridurne la “coesione” sotto un certo valore-soglia, evitando di essere messi alle strette a propria volta. Per farlo, è possibile aumentare o diminuire il “commitment” allo scontro, ovvero la quantità di energie impiegata durante ciascun turno. Più è alto il “commitment” e più si mette in difficoltà il nemico, ovviamente. Ma al contempo non si può esagerare, perché un attacco prolungato rischia di creare problemi di “sbilanciamento” alla nostra legione, rendendola meno efficace ed esponendo il fianco al nemico. Anche qui, tutto viene deciso dal tiro dei dadi, benché all’interno di limiti precisi definiti dalle statistiche del comandante e della centuria, dalla potenza delle armi e dalla posizione adottata dal nemico sul campo di battaglia.
Durante la fase di combattimento di gruppo, può accadere che un singolo legionario inizi uno scontro uno contro uno con un nemico. In questo caso, la battaglia collettiva si ferma e l’interfaccia cambia completamente. I duelli sono piuttosto classici e ricordano da vicino quelli dei JRPG e di giochi di ruolo con elementi strategici come Fire Emblem. Tuttavia, le opzioni offensive e difensive sono numerose, e non tutte sono chiarissime fin da subito. Accanto alla possibilità di attaccare normalmente c’è quella di colpire un “soft spot” dell’avversario, cambiare arma, assumere una posizione difensiva o effettuare una “recovery”, riducendo la fatica e preparandosi a un fendente più potente nel turno successivo.

Come se ciò non bastasse, il legionario coinvolto nella battaglia può selezionare un’attitudine tra quattro disponibili, che aumentano o diminuiscono parametri come la forza d’attacco, la difesa, la velocità e via dicendo, fornendo anche dei bonus o dei malus aggiuntivi. E ancora: è possibile fingere, illudere il nemico o persino intimidirlo, pur senza attaccarlo direttamente. Insomma, per quanto lo scontro individuale sia piuttosto intuitivo, la profondità strategica è comunque enorme. E non solo: lo scontro non si conclude quando uno dei due soldati muore, ma può terminare con una vittoria o una sconfitta parziale, oppure in parità. Dopo cinque turni, infatti, si ritorna alla mischia tutti contro tutti – un po’ come se ci si ritrovasse su un vero campo di battaglia.
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