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Coni, ora c’è chi pensa al “pacificatore” Carraro


Una cena mercoledì e ieri mattina una veloce riunione di Giunta Coni, l’ultima della gestione Malagò. Si chiude qui un’epoca. Il 26 giugno ci sarà un altro presidente al Coni, il 5 giugno si chiudono le candidature. “Un nome forte su cui puntare dopo di me? Formalmente ci sono tre candidature con peso specifico diverso uno dall’altro. A oggi può accadere tutto ma vedremo. Io non penso a nessuno in particolare, ci sono talmente tanti possibili candidati tra tutte le discipline che abbiamo… La riflessione deve puntare a individuare chi sa di cosa parliamo e permettere la candidatura a gente competente”. Malagò non crede che dopo Luca Pancalli, Luciano Buonfiglio ed Ettore Thermes (da verificare ancora se ha i requisiti) possa arrivare in extremis, manca poco ormai, un altro candidato. Ma gli umori del mondo dello sport sono contrastanti, e c’è anche forte preoccupazione per il futuro.

Un breve bilancio di Malagò, con forte orgoglio: ”Le medaglie più belle da presidente? La prima di Basile, inaspettata, e la medaglia d’oro della pallavolo a Parigi 2024 che ha chiuso il ciclo. Così come tutte le altre, in mezzo. È stata la mia ultima Giunta da presidente (resterà come membro Cio con diritto di voto, ndr). Lascio il Coni grandi con grandi risultati e anche con diverse manifestazioni che renderanno grande questo Paese. Cosa non sono riuscito a fare? Salvaguardare i comitati regionali che ingiustamente hanno pagato scelte del sottoscritto. C’è gente, veri volontari, che negli ultimi quattro anni sono stati eletti ma senza la possibilità di ricandidarsi, e questo è ingiusto” spiega ancora Malagò. Lui è stato eletto il 19 febbraio 2013, battendo, a sorpresa, Lello Pagnozzi, braccio destro di Petrucci per tanti anni. “La vita – spiega ancora Malagò – va saputa accettare, sono sereno, prevale l’orgoglio, non l’amarezza. Mi auguro che chi arriverà dopo di me possa continuare a mantenere unità nel mondo dello sport, il prestigio del Coni oggi parla da solo”.

Ecco, il nodo è proprio quello, l’unità: a oggi non c’è nessuno che si stacca, Pancalli forse ha qualche chance in più di Buonfiglio (“tutto procede bene”, assicura il n.1 della canoa) ma i veleni non mancano. Sono in molti che invocano adesso un “pacificatore” (vedi Spy Calcio del 19 maggio). Ci vuole una figura di altissimo profilo che possa mettere tutti d’accordo (e che stia bene anche al governo, cosa che non guasta). Fra i saggi, già presidenti del Coni, ci sono Gianni Petrucci e Franco Carraro. Entrambi sono candidabili: ci sono illustri pareri. Petrucci, 14 anni a Palazzo H, ha già fatto sapere che lui sta bene dov’è, al basket. Carraro al Coni è stato presidente dal 1978 al 1987, oltre a ricoprire incarichi di prestigio ovunque, e non solo nel mondo dello sport. È stato anche sindaco di Roma e ministro, oltre che senatore. Il suo curriculum è inarrivabile. La sua candidatura starebbe bene anche a due nemici di Malagò, Binaghi e Barelli. Un vero “pacificatore”, insomma, in tempi di contrapposizioni pesanti. Pensare a un Coni diviso in futuro fra maggioranza e opposizione è difficilmente accettabile. Manca adesso solo una voce (autorevole) che convinca Carraro a fare il grande passo. Per il bene del Coni che ha saputo difendere, in passato, anche da certi appetiti della politica.

Intanto oggi la Giunta ha deliberato di proporre Alberto De Nigro quale membro aggiunto del cda di Sport e Salute in rappresentanza del Coni. Delibera che arriva “dopo che il Mef non ha accolto la precedente nomina del presidente Malagò in quanto organo di vertice del Coni, carica incompatibile per legge col cda di Sport e Salute”, si legge nella nota del Coni. Non era stata una grande idea quella di sostituire Carlo Mornati con Malagò, in un cda fra l’altro che in questo periodo mai si è riunito per deliberare sui soldi pubblici allo sport. Ma ora si guarda avanti.


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