Abruzzo

Confesercenti Abruzzo dice no ai parchi commerciali nei capannoni dismessi


Contrarietà alla proposta di legge che permetterebbe la conversione dei capannoni industriali dismessi in parchi commerciali. È quanto ribadisce la Confesercenti Abruzzo, rappresentata dal direttore regionale Lido Legnini e dal funzionario Carlo Rossi, durante l’audizione di ieri mattina, 29 maggio, presso la commissione Attività produttive del consiglio regionale.

«È necessario bloccare ogni tentativo di trasformazione delle aree industriali in parchi commerciali – hanno dichiarato nel corso dell’audizione – un’operazione che deve essere archiviata senza esitazione, in quanto priva di utilità economica, come dimostrano i dati contenuti in questo documento. L’Abruzzo non ha bisogno di iniziative che facilitino l’uscita dal mercato di migliaia di micro, piccole e medie imprese del commercio, beneficiando esclusivamente gli attori coinvolti in grandi manovre immobiliari. È inoltre fondamentale rinnovare la moratoria alla grande distribuzione organizzata, attualmente in vigore fino alla fine del 2025. I centri storici non necessitano di nuovi ipermercati, ma piuttosto di politiche a sostegno di chi decide di investire e rinnovare i locali commerciali. Occorre puntare sulla rigenerazione dei mercati coperti e scoperti, sulla collaborazione tra enti pubblici e soggetti privati per evitare che le strade delle città diventino garage privi di servizi, e su una fiscalità agevolata per chi lavora nelle aree più svantaggiate».

In più occasioni – nel 2019, 2020, 2024 e 2025 – Confesercenti, insieme alle principali organizzazioni del terziario abruzzese, ha espresso il proprio dissenso verso la trasformazione a uso commerciale delle aree industriali dismesse. Una pratica, questa, ritenuta dannosa per il commercio e il terziario in generale, incapace di generare occupazione stabile, e favorevole solo alla concentrazione dei profitti nelle mani di pochi grandi operatori – spesso non abruzzesi – con il rischio aggiuntivo di attrarre capitali di dubbia provenienza da regioni confinanti.

Legnini e Rossi hanno citato dati concreti: «La crisi delle attività di prossimità in Abruzzo è tra le più gravi in Italia. Tra il 2019 e il 2024 sono scomparse 3.092 imprese commerciali, pari a un calo dell’11,2%, peggiore della media nazionale che si attesta al -10,1%. Le categorie più colpite sono state le donne imprenditrici (-13,05%) e gli imprenditori italiani (-11,3%), seguiti da quelli stranieri (-10,6%). Solo nel 2024 si contano 488 nuove aperture a fronte di 1.155 chiusure: un ritmo di 1,3 aperture al giorno contro 3,2 cessazioni. La desertificazione commerciale rappresenta oggi una delle emergenze più gravi per i territori italiani: tra il 2014 e il 2024, oltre 26 milioni di cittadini hanno perso nel proprio comune almeno un’attività di base – alimentari, bar, edicole, distributori. Sono questi i numeri che motivano la nostra ferma opposizione a una proposta che ciclicamente riemerge in consiglio regionale e che potrebbe infliggere un colpo fatale alla distribuzione commerciale in molti comuni».


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