Veneto

confermate accuse a Brugnaro e agli altri

La Procura della Repubblica di Venezia ha ufficialmente chiuso le indagini relative al un vasto castello di ipotesi di corruzione che coinvolge il Comune di Venezia. Gli atti sono stati depositati presso il Tribunale con il modello 415 bis, che segna una fase cruciale nell’inchiesta. In totale sono 34 le persone indagate, tra cui spicca il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, come confermato dall’ex Procuratore della Repubblica, Bruno Cherchi, la scorsa primavera.

Oltre a Brugnaro, sono sotto inchiesta anche alcuni membri del suo staff più stretto, tra cui il direttore generale del Comune, Morris Ceron, e il vice capo di gabinetto, Derek Donadini. Le accuse mosse agli indagati sono molteplici, ma tra quelle più rilevanti figurano i presunti illeciti legati a un’operazione immobiliare che ha visto coinvolto anche un imprenditore di Singapore, Ching Chiat Kwong.

L’inchiesta si concentra principalmente sulla vendita, mai conclusa, di un’area di 41 ettari denominata “Pili”, situata a ridosso della laguna, lungo la terraferma. Quest’area era stata acquistata dal sindaco Brugnaro, in qualità di imprenditore, prima della sua elezione, per una somma di 5 milioni di euro. Nel 2017, la proprietà è stata trasferita alla società Porta di Venezia e, successivamente, inclusa in un blind trust per evitare potenziali conflitti di interesse legati alla sua carica politica.

Secondo le indagini condotte dai pubblici ministeri Federica Baccaglini e Roberto Terzo, nel 2017 sarebbe stato proposto a Ching Chiat Kwong l’acquisto di Palazzo Papadopoli, tramite un’asta che avrebbe fissato il prezzo iniziale a 10,8 milioni di euro, un valore nettamente inferiore rispetto ai 14 milioni di euro stimati precedentemente. Questa proposta, secondo gli inquirenti, sarebbe stata accompagnata da una tangente di 73.000 euro, corrisposta all’ex assessore Renato Boraso, tra gli indagati. Il denaro sarebbe stato successivamente gestito dall’imprenditore Claudio Vanin, accusato di avere avuto un ruolo centrale nelle operazioni.

In seguito, l’imprenditore di Singapore sarebbe stato invitato a prendere in considerazione l’acquisto dell’area dei Pili per una cifra che superava i 100 milioni di euro, con l’intenzione di sviluppare un progetto edilizio che avrebbe incluso la realizzazione di un palazzetto dello sport per la Reyer Venezia, una società che ha come presidente lo stesso sindaco Brugnaro. Tuttavia, l’affare non è mai andato in porto, anche a causa della presenza di un forte inquinamento ambientale nell’area, causato dalla presenza di fosfogessi, che ha reso impossibile la realizzazione del progetto.

Oltre a queste vicende, gli altri indagati sono coinvolti in diverse operazioni legate a cambiamenti di destinazione d’uso di terreni, progetti edilizi e contratti per la manutenzione degli uffici delle municipalizzate. Queste operazioni, tuttavia, non sembrano avere connessioni dirette con il sindaco Brugnaro, il quale è stato escluso da alcuni degli aspetti dell’inchiesta.

Gli indagati hanno ora 20 giorni di tempo per prendere visione degli atti depositati e decidere se presentare memorie difensive o richiedere un interrogatorio.

La chiusura delle indagini della Procura della Repubblica di Venezia segna un passo importante in un’inchiesta che ha gettato una cattiva luce sull’amministrazione di Venezia per il presunto sistema di corruzione che avrebbe caratterizzato alcune delle più rilevanti operazioni immobiliari e urbanistiche della città.


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