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condannati in appello i due maggiorenni

A poco più di un anno dalla sentenza di primo grado, la Corte d’appello di Napoli ha condannato i due maggiorenni imputati nel processo scaturito dall’inchiesta sulle violenze sessuali subite da due cuginette di 10 e 12 anni a Caivano (Napoli). A Pasquale Mosca sono stati inflitti 13 anni e 4 mesi, mentre Giuseppe Varriale è stato condannato a otto anni e otto mesi, in parziale riforma del primo verdetto. In primo grado i due, che ora hanno 20 e 21 anni, vennero condannati rispettivamente a 13 anni e 4 mesi e 12 anni 5 mesi, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato dinanzi alla giudice per l’udienza preliminare Mariangela Guida del tribunale di Napoli Nord.

La vicenda risale al luglio del 2023, quando le due cuginette furono portate con l’inganno in un capannone abbandonato e violentate più volte da un gruppo di ragazzi, tra cui diversi minori oltre ai due condannati. Il crimine si verificò a poca distanza dal Parco Verde, una zona molto degradata di Caivano e piazza di spaccio tra le più grandi d’Europa.

La violenza venne alla luce solo dopo alcune settimane, probabilmente per la paura delle due ragazzine di ritorsioni. Le due cuginette furono trasferite in una casa famiglia, su indicazione dei servizi sociali. I ragazzi convinsero le cuginette a seguirli nel capannone con la scusa che lì avrebbero potuto giocare senza essere disturbati. Alla vicenda fece seguito il “decreto Caivano” che, tra innumerevoli misure di vario genere, include anche pene più dure per i minori che delinquono, oltre all’attuazione di un progetto di riqualificazione del parco in cui avvenne la violenza.

Il sostituto procuratore generale di Napoli, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto ai giudici la conferma della condanna per Mosca (difeso dall’ avvocato Giovanni Cantelli) mentre per Varriale ha avanzato una proposta di concordato che però non è stata accolta dal legale del giovane, l’avvocato Dario Carmine Procentese. L’avvocato Cantelli, nel corso della sua arringa, ha sostenuto la parziale incapacità di intendere e volere di Mosca da cui deriverebbe anche la sua inadeguatezza a riconoscere i reati che stava commettendo.

In aula, alla lettura del dispositivo, erano presenti anche l’avvocato Clara Niola (legale della più piccola delle due vittime e della madre) e l’avvocato Giovanna Limpido (legale del padre della stessa vittima). I due giovani imputati, che hanno assistito con le rispettive famiglie, alla discussione dell’avvocato Cantelli, hanno deciso di non essere presenti alla lettura del dispositivo, giunta dopo una camera di consiglio durata poco meno di tre ore.

“Siamo soddisfatti per il verdetto: la nostra bambina e noi come famiglia possiamo tirare un altro sospiro di sollievo. Ringraziamo la magistratura penale per il lavoro svolto: è importante che i giovani di oggi comprendano le conseguenze delle proprie azioni e, soprattutto, la certezza della pena di cui tante volte si discute” dicono i genitori della più piccola delle bambine.


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