condannati i 2 bulli 18enni del Lido. Proposto un risarcimento alle vittime

FANO Pestaggi ed estorsioni, patteggiano i due 18enni protagonisti delle aggressioni al Lido. Un fatto che scosse la città tanto che un gruppo di genitori formò un comitato per chiedere soluzioni sulla sicurezza dei minorenni. I fatti risalgono alla notte tra il 15 e il 16 febbraio scorsi e i 18enni, uno di origini campane residente a Fano e l’altro residente a Cartoceto (quest’ultimo nato in Italia di origini polacche), sono accusati di estorsione aggravata, violenza privata e lesioni.
La successione degli episodi
Gli episodi sono tre, tutti avvenuti nella stessa notte, a partire dalle 23,30 circa fino alle 3-4. L’indagine è stata avviata dalla denuncia dei genitori di un 15enne colpito con un pugno all’occhio, finito al pronto soccorso per una lesione oculare giudicata guaribile in 40 giorni (ma la prognosi si è poi prolungata). Era in compagnia di amici quando è stato avvicinato dalla banda (almeno 10, di cui alcuni non identificati). Poi la frase pronunciata dal diciottenne campano: «Mi guardi male, ti buco». Il minorenne è stato accerchiato e spintonato contro un muro, infine colpito con un pugno in un occhio (fatto non contestato al ragazzo di Cartoceto). I ragazzini, terrorizzati, sono fuggiti rifugiandosi al Bon Bon. Il secondo episodio riguarda un 17enne, avvicinato con la scusa di chiedergli una sigaretta, mentre era con due amici. Di fronte alla risposta negativa perché il gruppetto non fumava, sarebbero partite spinte e provocazioni: «Perché mi tocchi la giacca? Perché ci dai fastidio?». Da qui calci e pugni tanto da provocare l’uscita di sangue dal naso (5 giorni di prognosi).
Stessa notte, altra contestazione. Avevano seguito due ragazzi mentre entravano in un Kebab chiedendo del denaro. «Ho appena picchiato uno, ho i pugni gonfi e ho un coltello» sarebbe stata la minaccia. Si erano fatti consegnare 5 euro in cambio di una piccola quantità di marijuana.
Non contenti avrebbero chiesto anche un orologio (non consegnato), per poi spingere un ragazzino verso la strada. Il giovane si era aggrappato a una ringhiera per non cadere sull’asfalto. Le vittime erano terrorizzate mentre il diciottenne campano, secondo l’accusa, voleva dimostrare di essere “padrone” della città, con atteggiamento “spavaldo” e “aggressivo”. Viene contestato anche il porto di un coltello da 20 centimetri, lo stesso comparso in un video Instagram in cui minacciava una banda rivale: «Vieni che ti buco, ti ammazzo cogl…». Quando i due furono raggiunti dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, a marzo, il procuratore Marco Mescolini, in conferenza stampa, parlò di «selitti con esito economico non imponente ma con un elevato tasso di violenza. Sono prepotenze che lasciano il segno. Auspichiamo che da questa operazione possa nascere la fiducia tra le persone offese, genitori, scuola, nel denunciare i fatti».
Hanno patteggiato
Entrambi, difesi dai legali Michele Mariella e Luca Piscaglia, ieri hanno patteggiato 2 anni 4 mesi e 10 giorni con pena sospesa. Il giovane residente a Fano aveva violato il divieto di comunicare quando era ai domiciliari, anzi aveva anche pubblicato dei video in cui provocava la prefetta. Così era finito per un periodo in carcere. Oggi lavora, entrambi hanno proposto un risarcimento alle vittime.




