CONCESSIONI SPIAGGE: DOPO UE MAZZATA DA CONSIGLIO STATO, “NO A INDENNIZZI, INDEBITO ARRICCHIMENTO” | Notizie di cronaca
L’AQUILA – Dopo quella della Commissione Ue, arriva per i balneatori italiani e per il governo una seconda doccia fredda: il Consiglio di Stato rispondendo ad un parere sulla bozza del decreto chiesto della stesso ministero delle Infrastrutture e dal ministro e vicepremier lerghista Matteo Salvini, ha bocciato l’ipotesi di assicurare lauti indennizzi ai gestori uscenti, per di più a carico di quelli entranti, quando entro il 2027 saranno messe a gara le concessioni balneari, esattamente quello che aveva sostenuto la Commissione europea.
Una partita che riguarda circa 700 balneatori abruzzesi. Ora il Mit è ora chiamato a rivedere il decreto e allinearsi alle indicazioni della Commissione europea, confermate con ancora più vigore dal Consiglio di Stato, altrimenti il il rischio è una condanna per infrazione, si calcola di 110 milioni di euro, a carico di tutti i contribuenti italiani, anche quelli che non vanno al mare.
Il presidente della sezione consultiva per gli atti normativi, Luciano Barra Caracciolo, non ha potuto far altro che ribadire che la bozza di decreto è incompatibile con la direttiva Bolkestein che liberalizza il mercato anche per le concessione balneari.
L ’indennizzo sarebbe infatti “un indebito arricchimento, proiettabile come vantaggio competitivo” e inoltre “costituisce un costo aggiuntivo che potrebbe scoraggiare nuovi entranti”, e manca “una valutazione degli effetti differenziati che il meccanismo indennitario potrebbe determinare tra operatori di piccole dimensioni e soggetti economici dotati di maggiore forza finanziaria”.
Avvisando il governo, e segnatamente Salvini, che un decreto legge di tal tenore, “non potrebbe che sortire un esito disapplicativo già in via amministrativa”, ovvero sarebbe immediatamente impugnato, con quasi certe possibilità di successo, in base alla norma europea e sottolinea Palazzo Spada, anche alla luce della legge italiana.
Ecco il passaggio del parere: “non è dato rinvenire una disposizione che imponga il riconoscimento automatico e generalizzato di un indennizzo a favore del concessionario uscente, alla scadenza del rapporto concessorio”, mentre “l’articolo 49 del codice della navigazione prevede che quando venga a cessare la concessione, le opere non amovibili costruite sulla zona demaniale restano acquisite allo Stato, senza alcun compenso o rimborso”,
Anche la Commissione europea aveva respinto l’impostazione del testo preparato dagli uffici del ministro delle Infrastrutture.
Il testo parla, infatti, di una esclusione delle forme di risarcimento perché incompatibili con il quadro giuridico dell’Unione, soprattutto quelle che si estendono oltre i beni materiali non ammortizzati. Come si legge nell’incipit, “la posizione resta quella delineata nella comunicazione del 19 agosto 2024, secondo cui il diritto dell’Unione non consente di riconoscere alcuna compensazione agli operatori uscenti, tanto meno a carico dei nuovi concessionari”.
Non solo, si sottolinea come qualsiasi obbligo di versare compensazioni imposto ai nuovi concessionari rischi di configurarsi come un ostacolo ingiustificato, disincentivando così la partecipazione di nuovi operatori e violando i principi di libera concorrenza.
L’esecutivo di Giorgia Meloni aveva provato a risolvere la controversia mettendo al centro del proprio piano un meccanismo di compensazione ai concessionari attuali, con l’obiettivo di favorire una transizione meno traumatica verso le gare pubbliche, programmate a partire dal 30 settembre 2027. Una strategia volta a riconoscere, in linea teorica, i capitali investiti e i beni ammortizzabili presenti nelle strutture balneari, non esattamente apprezzata da Bruxelles.
L’Ue ha però ribadito il principio secondo il quale la reputazione degli stabilimenti storici non possono essere sfruttate per ostacolare l’accesso al mercato.
Altro punto fondamentale riguarda, poi, i beni amovibili, come arredi e tende, per i quali la normativa europea è molto rigida. La missiva della Commissione esclude una lettura estensiva che li consideri elementi soggetti a compensazione. La strada indicata è, invece, quella che lascia alla libera negoziazione privata la definizione dei rapporti tra vecchi e nuovi concessionari in merito a questi beni, escludendo un intervento diretto da parte delle istituzioni.
RIPRODUZIONE RISERVATA