Con il Giubileo Roma è dei giovani
Roma si è riempita di giovani. È il Giubileo riservato per loro. l’Italia, nazione di vecchi, ha scoperto che i giovani esistono, che sono pieni di gioia, nonostante il desolante spettacolo che li circonda.
Alcuni influencer su TikTok, Instagram e altri social, persone che si definiscono “veri” cattolici (come se ciò bastasse a farci credere che davvero lo siano) hanno detto che è solo una messinscena della Chiesa tiepida e decadente e non farà rinascere una vera vita di fede. La Chiesa dovrebbe proporre loro la porta stretta, non solo una festa. Ne sono convinti.
Intanto in Francia e in Inghilterra sono molti i giovani che hanno scoperto la bellezza della vita spirituale nella “tiepida” Chiesa cattolica e hanno chiesto il battesimo, alcuni anche grazie a qualche prete sui social che li ha saputi agganciare. Le vie del Signore sono davvero infinite… e poi, nei tempi passati, non avevamo trovato la fede andando in oratorio a giocare a pallone? La porta stretta che dovranno attraversare siete voi, mi verrebbe da dire, sono i vostri giudizi che li vogliono piccoli non secondo il vangelo, ma piccoli nei sogni e nei desideri.
E poi, questi giovani che ho ospitato in parrocchia non mi sono arrivati dalla rete organizzativa ufficiale. Come spesso succede in Italia, i canali ufficiali spesso falliscono, ma la generosità della gente sopperisce a tutto con sovrabbondanza.
Alle parrocchie sarebbero dovute arrivare le docce, i bagni chimici… abbiamo alla fine ospitato ragazzi che avevano ascoltato una mia catechesi nei pochi giorni in cui ero stato a Londra e altri che don Claudio, il viceparroco, aveva incontrato a Cagliari più di recente. Io e lui abbiamo parlato in modo forte, chiaro e concreto, sì della bellezza di incontrare Gesù, sì della gioia di essere amati, ma anche dei dolori, delle sofferenze e contraddizioni che vive chi è cristiano davvero nel mondo di oggi. E sulle esigenze dell’amore hanno sbarrato gli occhi, i giovani, e non erano tristi, erano occhi circondati dalle rughe di un vero sorriso.
Non dovrebbero forse sentirsi partecipi di un ideale che li accomuna e li rende entusiasti di essere nati? Non è lecito desiderare di essere parte di una società accogliente e serena, che sappia ascoltare? Non è in fondo desiderio comune, anche dei più grandi in età ed esperienza, volersi sentire importanti, pensare che ciò che diciamo e facciamo abbia un peso per la vita degli altri? Quale generazione non ha mai sognato di cambiare il mondo in cui si trovava?
Di sofferenze e angosce ne hanno già in abbondanza ogni giorno, circondati da guerre assurde, da propagande folli, costretti a crescere in fretta per poi aspettare decenni per avere una vita da adulti. Abbiamo allestito un mondo con sempre più fantasiosi diritti – un pronome diverso per ogni persona, una lotta continua tra uomini e donne, il diritto a suicidarsi con i medici intorno a guardare – perché non si accorgano di essere stati privati dei veri diritti: quelli di poter mettere su una famiglia, di avere un lavoro dignitoso, una sanità non solo per ricchi e dei quartieri che non siano veri ghetti per poveri.
Siamo arrivati a dir loro quello che possono rivendicare e ciò su cui devono invece tacere. È da poco che la cronaca ce ne ha fornito un esempio. Alcuni giovani hanno scelto di non sostenere la prova orale dell’esame di maturità. L’hanno fatto, dicono, per protestare contro una scuola in cui non si riconoscono. Il non sostenere l’orale è previsto dalle leggi vigenti; il diritto a protestare è un diritto costituzionale di ogni cittadino in Italia: cosa avrebbero dunque fatto di così riprovevole da essere sottoposti alla gogna mediatica? Il ministro Valditara se n’é avuto a male ed è intervenuto con forza degna di ben altre battaglie: cambierà la legge per far bocciare questi delinquenti che osano non riconoscere quanto sia bella, giusta e santa la scuola italiana! Altri sui social hanno notato che, così facendo, in fondo non hanno rischiato poi nulla. In che razza di mondo viviamo, che richiede che siano martiri per risultare credibili, coloro che osano criticare il sistema? O morti o inquadrati, in poche parole. E se sono cristiani, imparino a tacere e soffrire!
Eppure no. Loro hanno la gioia, l’allegria di chi ancora i genitori e i nonni non sono riusciti a rendere cinici; hanno la gioia anche di soffrire, ma per qualcosa che ne valga la pena. Il cristiano gioisce se ama, e quando la Chiesa li invita a un momento di partecipazione, condivisione, conoscenza reciproca di giovani di ogni parte del mondo, come potrebbero non manifestare la gioia?
Il Giubileo serve a togliere non tanto i peccati, ma a bruciare la radice di ogni peccato. E la radice è sempre quella, fin dalla fondazione del mondo: pensarsi Dio, ma un Dio solitario, che è al di sopra di tutti e di cui tutti hanno timore. È questa la differenza tra il Dio di chi si autoproclama cattolico e chi invece davvero lo è: il Dio di Gesù sa di essere Dio, ma non se ne vanta, non lo tiene in gran conto, perché ama la compagnia, ama stare con noi; il Dio di Gesù non cerca timorosi adoratori, ma gioiosi figli che lo aiutino a donare gioia a chiunque, anche quando gioire a noi costa e l’altro ha perso la speranza di poterlo fare di nuovo. Dio, più che obbedito da una massa di servi, vuole essere amato da una comunità di persone, di qualunque età o nazione, con cuori che rimangano per sempre giovani.
Non infilatevi a Tor Vergata in mezzo a loro, lasciateli stare! Risparmiamo loro, almeno per una giornata, il nostro cinismo e lasciamo che credano che il mondo si possa cambiare, perché i sogni non sempre si avverano, ma ci si può sempre almeno tentare! E il Signore, che vede il loro cuore gioire, almeno per un attimo potrà forse pensare che è valsa la pena sopportare la nostra generazione di vecchi, per poter almeno, di nuovo gioire con loro.
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