Comunali, Marco Loconte parte del cibo: “Serve una nuova filiera di qualità per creare lavoro e benessere”
Genova. “Dopo il lancio della mia candidatura ho raccolto molto entusiasmo e adesioni al progetto, sono sicuro che riusciremo a raccogliere le firme necessarie e a trovare le persone disponibili a candidarsi per il Consiglio comunale. Bisogna accettare la sfida di metterci la faccia, come ho fatto io, e voler esporsi”. Con queste parole Marco Loconte racconta i suoi primi giorni di campagna elettorale, passati in parte tra le fasce del suo orto e in parte al telefono e tra le carte per affinare la proposta politica e i prossimi passi di un percorso difficile, ma intrapreso con determinazione, senza lasciare nulla al caso. L’occasione è quella del lancio del “Manifesto del cibo dei genovesi”: un documento in dieci punti in cui pone al centro del programma politico il cibo.
“Nel mio programma ho messo al primo punto una cosa che secondo me è fondamentale e dovrebbe essere fondamentale per chiunque decida di candidarsi: il cibo – commenta Loconto – Nessuno parla di cibo. Silenzio assoluto sul cibo, da tutti i candidati. Se si parte dal cibo si vede il mondo in maniera molto diversa. Anche dal punto di vista economico. Se si iniziasse a produrre il cibo sul territorio o sui territori limitrofi, cambierebbero molti equilibri e anche il mondo del lavoro sarebbe molto diverso per la nostra città”. La visione di Loconte incentrata su quello che i genovesi mangiano arriva a toccare tutti gli aspetti della società: “Bisogna puntare su una filiera corta e di qualità, cosa che potrebbe tantissimi nuovi posti di lavori, svuotando la città dai trasporti pesanti, e liberandola da una massa enorme di rifiuti”. E sui rifiuti le idee sono chiare: “Oggi lo scontro politico su gestirli non prende in considerazione la strategia principale: ridurli al massimo, non produrne. Questa è l’unica soluzione per superare questo problema”.
Il manifesto proposta parla chiaro: “Vogliamo Istituire un Tavolo Permanente sul Cibo dei Genovesi, con la partecipazione di contadini, ristoratori, artigiani, cittadini, associazioni e istituzioni locali, per costruire insieme politiche alimentari giuste e sostenibili – sono i punti del decalogo – Valorizzare l’agricoltura contadina locale, promuovendo il consumo di cibo genuino, prodotto nel rispetto della terra, delle persone e della biodiversità. Rendere le mense scolastiche comunali un esempio di salute, privilegiando prodotti locali, biologici e stagionali, con educazione alimentare sin dalla prima infanzia. Difendere l’accesso al cibo sano per tutti, contrastando il caro vita e creando strumenti di solidarietà alimentare basati su reti locali e mutuo aiuto. Difendere il suolo agricolo del Comune di Genova, fermando il consumo di suolo e incentivando il recupero delle terre abbandonate promuovendo l’agricoltura contadina urbana e periurbana”.
Ma non solo: “Vogliamo favorire l’insediamento di nuovi contadini, semplificando l’accesso alla terra, all’acqua, agli spazi per la trasformazione e alla vendita diretta dei prodotti. Sostenere la ristorazione legata al territorio, difendendo i piatti della cucina genovese, le trattorie di quartiere e i ristoratori indipendenti e poi la proposta legata alla distribuzione alimentare – Avviare la conversione del 50% dei supermercati cittadini in Cooperative del Cibo di quartiere, per vendere di alimenti sfusi locali e di territori di prossimità, prediligendo prodotti provenienti da agricoltura biologica. Scrivere insieme un Piano Comunale del Cibo, per garantire ai cittadini genovesi il diritto a un’alimentazione buona, giusta, pulita e locale, che rafforzi l’identità e la coesione sociale della città – e infine – Dichiarare Genova “Comune libero da OGM e New Genomic Techniques (NGT), in Italia ribattezzate Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA)” promuovendo un’agricoltura fondata sulla riproducibilità dei semi, sull’autonomia alimentare dei territori e sulla tutela della biodiversità. Il Comune adotterà il principio di precauzione, rigettando ogni forma di manipolazione genetica che favorisca dipendenza dai brevetti e dalle multinazionali dell’agroindustria”.
Nel frattempo, però, si guarda anche alle strategie elettorali, con una buona dose di ottimismo: “Nelle ultime votazioni, quelle regionali, l’astensionismo è stato il primo partito – osserva Loconte – i vari candidati oggi in campo, dieci con me, si rifanno al bacino elettorale che ha portato alle urne circa il 45% dei genovesi. Ecco, io oggi mi rivolto al rimanente 55%, ed è per questo che credo che possiamo vincere. Tutti insieme“.