Comunali, la proposta di Piciocchi: “Trattenere a Genova parte dell’Iva generata dal porto”
Genova. Trattenere sotto la Lanterna una parte dell’Iva generata dal porto. A rilanciare la proposta è Pietro Piciocchi, vicesindaco reggente e candidato sindaco del centrodestra, a margine del convegno su investimenti, finanza e fisco organizzato dalla Lega a Palazzo della Meridiana col sottosegretario al Mef Federico Freni e gli amministratori delegati di alcune delle maggiori società a partecipazione pubblica italiane.
“Oggi il porto genera fatturati e gettiti importantissimi e di questo tributo alla città non resta praticamente nulla – spiega Piciocchi -. Credo che occorra varare una nuova stagione della finanza locale: oggi siamo in un ambiente in cui sono cari i temi del federalismo e dell’autonomia e io voglio rilanciare esattamente su questi temi. I Comuni in Italia soffrono molto, anche noi continuiamo ad essere in rimessa dal punto di vista delle risorse del nostro bilancio. Nel 2001 la costituzione finanziaria dell’Italia è stata cambiata, oggi noi non abbiamo forme di compartecipazione ai gettiti dei tributi dello Stato che vengono prodotti sul territorio e che quindi è giusto che ritornino in parte ai territori. Siamo molto penalizzati nel riparto delle risorse”.
Per questo Piciocchi cerca una sponda nel governo, proprio nella sua componente più autonomista: “A maggior ragione questo affiatamento credo possa consentirci di scrivere una nuova pagina. Nei prossimi giorni avremo anche il ministro Giorgetti, è molto importante parlare con lui di questi argomenti, perché è chiaro che questa ricchezza poi deve essere in parte riconosciuta anche alle amministrazioni, che possono tradurla in maggiori servizi ai cittadini e maggiore qualità di vita. Penso ad esempio al grande tema della conciliazione tra porto, città e grandi opere”.
“Se ne parla da una vita – commenta il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi, ovviamente favorevole -. La legge Tremonti diceva che un 2% dell’Iva deve rimanere negli scali, in realtà poi come ministero ci arriva molto meno, perché una serie di successive interpretazioni da parte di circolari del Mef hanno cambiato l’aliquota. Quello che noi vorremmo fare è cercare una giusta ripartizione tra i territori e lo Stato centrale”.
“Il problema vero – prosegue Rixi – è che le entrate portuali sono denari in partita corrente che tragicamente mancano nelle casse dello Stato, quindi lo Stato molto spesso non vuole impegnarli. Nel momento in cui il gettito finisce nel calderone generale del bilancio dello Stato, poi alla fine c’è una resistenza da parte del Tesoro a dare definizioni specifiche. Però noi siamo assolutamente favorevoli che una parte del gettito rimanga sui territori oppure venga lasciata all’Autorità portuale al fine, per esempio, di mitigare tutti gli effetti negativi dal punto di vista ambientale, perché i porti del 2025 non possono avere le caratteristiche dei porti del del 1970″.
Il tema, per la verità, non appartiene solo al centrodestra. Prima delle regionali era partito un appello civico ai candidati affinché si aprisse una trattativa col Governo per trattenere a Genova le entrate fiscali generate dal porto. A firmarlo erano state 20 personalità (assai variegate) del mondo economico e culturale ligure su iniziativa del saggista Andrea Acquarone, uno dei collaboratori ingaggiati per la stesura del programma della candidata sindaca del centrosinistra Silvia Salis. Alla voce “porto”, però, non risulta che la proposta federalista sia stata recepita.

Al convegno della Meridiana, oggetto di polemiche da parte del Pd per la commistione tra società pubbliche e campagna elettorale, non si sono presentati tutti gli invitati. Dal panel finale, rispetto alla locandina dell’evento, mancavano Gianluca Bufo (Iren); Claudio Gemme (Anas), Pierroberto Folgiero (Fincantieri, sostituito dal direttore della divisione navi militari Dario Deste), Agostino Scornajenchi (Cdp). Presenti invece Luigi Corradi (Fs International) e Fabrizio Fabbri (Ansaldo Energia).
“In altri territori hanno partecipato in eventi marchiati altri partiti – la replica di Rixi -. Ognuno va agli inviti e risponde come può. Non è stata fatta pressione a nessuno per venire. Ovviamente credo che i dibattiti siano utili in ogni condizioni, quindi credo che sarebbe utile che anche il Partito Democratico a Genova facesse come in Emilia Romagna e da altre parti, e magari interessasse anche le aziende su dibattiti industriali, invece che fare semplicemente del qualunquismo che non aiuta la uscire da un problema infrastrutturale e industriale”.