Liguria

Comunali, Bruzzone (Linea condivisa): “Bruzzone: “Le proposte per le donne dal centrodestra? Solo se madri, lavoratrici e in divisa. Il resto non esiste”


Genova. “La destra ha presentato, nel suo programma, le proposte per le donne. O meglio, per un certo tipo di donna: madre, lavoratrice, magari in divisa. Non c’è una parola sulle donne trans, sulle soggettività non binarie, su chi vive nei quartieri popolari o su chi una gravidanza non la vuole. Una visione parziale e regressiva, che esclude sistematicamente tutte quelle soggettività che non rientrano nel loro schema tradizionale”. Lo dichiara il candidato alle prossime elezioni amministrative nella Lista Civica Silvia Salis Sindaca Filippo Bruzzone che aggiunge:

“Trovo imbarazzante, innanzitutto, l’appropriazione delle nostre proposte sugli asili nido. Ci vuole una buona dose di disinvoltura politica per far passare come proprie battaglie che sono documentate da atti pubblici, da anni di interventi in Consiglio, da impegni concreti presi da chi oggi viene ignorato. Il nostro obiettivo è sempre stato chiaro: costruire un sistema educativo 0-6 pubblico, gratuito e diffuso in maniera equa sul territorio. L’abbiamo fatta noi, e i risultati ottenuti durante lo scorso mandato lo dimostrano.

Ma al di là di questo, le proposte attuali del centrodestra lasciano francamente perplessi. A partire dalla più surreale: inserire le poliziotte negli studentati. Un’idea che prevede che svolgano compiti di sorveglianza anche nel tempo libero, senza alcuna retribuzione, e che di fatto occuperebbe i già pochi alloggi disponibili per studentesse e studenti. Mi sembra un’ottima strategia per continuare a far calare Genova nelle classifiche universitarie, in una città che già fatica ad attrarre giovani e garantire loro condizioni dignitose.

Poi c’è la cosiddetta babysitter di prossimità, pensata per interi quartieri. Una misura che denota una scarsa attenzione alle reali esigenze dei minori e che si riduce a un tapullo propagandistico per promuovere l’idea che il Comune “fa qualcosa” per il lavoro delle donne. Sappiamo benissimo che il Comune non può agire direttamente su salari e contratti, ma questa proposta non ha struttura, numeri, criteri, né un piano di fattibilità. Serve solo a ribadire un messaggio antiquato: le donne devono lavorare, sì, ma restando principalmente madri e angeli del focolare. Nessuna visione sul riequilibrio dei carichi di cura, nessuna sfida al modello dominante.

Infine, la proposta di un numero verde notturno per accompagnare telefonicamente le donne a casa è forse la meno dannosa, ma anche la più rivelatrice. Ancora una volta si chiede alle donne di organizzarsi, di proteggersi, di gestire la paura. Ma non si affrontano mai le cause. Non si parla di educazione al consenso, non si parla di prevenzione, non si aumentano i fondi ai centri antiviolenza. Si preferisce, come sempre, scaricare la responsabilità sulle vittime.

La destra si racconta dalla parte delle donne. E in parte è vero: di quelle che accettano e abbracciano una società patriarcale. Ma noi vogliamo rappresentare tutte. E non ci faremo ammaliare da questo aceto spacciato per miele.

Noi vogliamo corsi di formazione per decostruire gli stereotipi di genere, e un’educazione al rispetto delle differenze, da portare nelle scuole, nei luoghi di lavoro pubblici e in quelli che fanno partnership col Comune.

Vogliamo rivitalizzare il tessuto sociale, perché a rendere sicure le strade non è la repressione – ricordo che in questi anni sono stati spesi 60 milioni l’anno per la sicurezza – ma le persone, le relazioni, le attività sociali, le donne che attraversano gli spazi. Lo insegnano da anni i cortei di Non Una Di Meno – Genova.

Vogliamo continuare a investire nel sistema educativo da 0 a 6 anni, mantenendolo pubblico, aumentando i posti disponibili, e distribuendo le strutture in modo più equo tra i quartieri. Vogliamo una città dove non si resta fuori da un asilo solo perché si è nati nel quartiere ‘sbagliato’.

E soprattutto, vogliamo libertà di scelta su tutto: non solo su come gestire lavoro e famiglia, ma anche su se e come costruire una famiglia. Riconosciamo tutte le famiglie, senza gerarchie, e ci battiamo per la libertà di chi una gravidanza non la vuole, senza giudicarla, ma anzi impegnandoci per rendere l’accesso all’IVG davvero garantito, sicuro e rispettoso”.




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