Società

Compito di cittadinanza con il 6 in condotta, Ministero: “Ha lo stesso valore delle prove di recupero. I docenti sanno valutare i loro studenti”

Il cosiddetto “compito di cittadinanza”, previsto per gli studenti che ricevono un’insufficienza in condotta, non è una semplice formalità estiva. Si tratta, a tutti gli effetti, di una prova equiparabile a quelle di recupero previste per le discipline curriculari. Anche in questo caso, il superamento richiede un impegno serio, che comprende lo studio, l’autovalutazione e una discussione orale con i docenti.

A chiarirlo è stato il Ministero con una nota pubblicata nella sezione “Facciamo chiarezza

Oltre il componimento scritto

Il testo elaborato dallo studente costituisce solo il punto di partenza. La parte decisiva della prova sarà la riflessione sul proprio comportamento, guidata da un confronto con gli insegnanti. La valutazione non si fermerà alla forma del contenuto, ma riguarderà soprattutto la consapevolezza raggiunta, l’interiorizzazione dei valori e la capacità di rivedere le proprie azioni.

Il ruolo della scuola

A condurre questo percorso – precisa il Ministero – saranno i docenti, che conoscono i propri studenti e sono in grado di valutare l’elaborazione e la reale maturazione. “E tutto questo – scrive il MIM – sarà curato dai docenti che, di certo, sanno valutare i loro studenti e non avranno difficoltà, come non la hanno, del resto, durante il corso dell’anno scolastico, a comprendere se di fronte c’è chi finge o chi ha compreso realmente. Immaginare che tutto si riduca a una farsa significa mettere in dubbio la capacità degli insegnanti di svolgere il loro lavoro“.

Una possibilità, non un lasciapassare

La prova estiva non rappresenta una soluzione definitiva. È una tappa – evidenzia il Ministero – che può aprire la strada a un nuovo modo di stare nella scuola. Ma se, dopo averla superata, lo studente dovesse ripresentare gli stessi comportamenti, sarà evidente il mancato percorso di crescita. In quel caso, la bocciatura sarà un’eventualità concreta, e non per spirito punitivo, ma per coerenza con il significato educativo di questo strumento.

La “riparazione” – conclude il Ministero – non si esaurirà nell’esame di settembre, ma farà parte di un percorso educativo più ampio in cui le nuove disposizioni si inseriscono con l’obiettivo di dare un messaggio preciso e regole chiare rispetto al modo di comportarsi e relazionarsi dentro il contesto scolastico e, di riflesso, nei contesti pubblici“.


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