Liguria

Commercio, l’allarme di Cavo: “Nuove norme uccidono le botteghe storiche, dai candidati sindaco massima attenzione”


Genova. “Occorre cambiare l’approccio, che non deve essere più quello verso attività economiche semplici, ma verso piccoli angoli museali che vanno trattati come tali”. Alessandro Cavo, presidente di Confcommercio Genova e membro della giunta nazionale dell’associazione, torna a parlare dell’importanza del piccolo commercio e di quelle che, a Genova, sono veri e propri scrigni di un patrimonio non solo economico, ma anche storico e culturale: le botteghe storiche.

Nella giornata in cui sono stati eletti i vincitori della seconda edizione del concorso fotografico dedicato alle botteghe storiche (le fotografie resteranno esposte sino al 10 aprile alla Biblioteca Universitaria di via Balbi) Cavo ha sottolineato la necessità di aiutare chi decide di portare avanti queste attività, spesso ostacolato dalla burocrazia e seppellito da costi altissimi.

“Le botteghe e i locali storici sono in difficoltà, e le nuove normative dovrebbero tenere conto del fatto che sono attività che superano il valore sociale ed economico – continua Cavo – sono punti di riferimento, piccoli angoli che imprenditori romantici continuano a costruire. La norma rischia di diventare killer di questo tipo di commercio”.

A oggi a Genova sono censite nell’albo apposito istituito nel 2011 da Soprintendenza, Comune, Camera di Commercio e associazioni di categoria 70 botteghe storiche e 33 locali storici, disseminate in tutta la città pur con una maggiore concentrazione in centro storico. Si tratta di attività in esercizio da almeno 50 anni, che si sono impegnate a mantenere le buone prassi e le tradizioni e hanno mantenuto gli arredi originali. Proprio la manutenzione è l’aspetto più delicato, perché molto spesso gli impianti datati non risultano in regola con la normativa vigente.

“Occorre prevedere alcune deleghe rispetto alle strutture architettoniche e artistiche – prosegue il presidente di Confcommercio, che è anche membro dell’associazione Caffè e Ristoranti Storici d’Italia – serve anche un fondo circolare cui gestori possano attingere per acquisire i locali garantendo il vincolo a mantenerli come sono. In alcune città sono in posizioni molto centrali e magari i flagship store del mondo della moda e del lusso vogliono quella location e le comprano per chiuderle. Serve inoltre un credito d’imposta per sostenere restauri sempre più onerosi, abbiamo proposto una norma UNI per identificare questo comparto, che non ha un codice Ateco specifico”.

Commercio in crisi, appello ai candidati sindaco: “Massima attenzione al tema”

Inevitabile un passaggio sulla gestione del commercio a Genova, duramente contestata alla luce del via libera della giunta Bucci alle numerose aperture di supermercati e grandi punti vendita. A poco più di due mesi dalle elezioni è infatti arrivata non solo la conferma della candidatura di Pietro Piciocchi, braccio destro di Bucci sino alle dimissioni in favore della Regione, ma anche di quella della presidentessa vicaria del Coni, Silvia Salis, per la coalizione di centrosinistra.

“Come presidente Confcrommetrico non esprimo un parere sulla candidata, che è stata scelta dalla coalizione in totale libertà – dice cavo – Di certo chiederemo ai candidati sindaco una maggiore attenzione rispetto alle problematiche del piccolo commercio, che è identità di un luogo. Non dobbiamo creare non luoghi in questa città, ce ne sono anche troppi, dobbiamo mantenere i luoghi che abbiamo. Quando si libera un grande spazio bisogna investire nell’industria leggera ad alto valore aggiunto per far tornare i nostri abitanti a vivere qua, e perché no anche per avere nuovi genovesi e nuove famiglie e tornare a espandere questa città, che ne ha un gran bisogno”.




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