Commercio, in Umbria sfitto un negozio su cinque
di Dan.Bo.
C’è anche l’Umbria nella parte alta della classifica delle regioni con la più alta percentuale di negozi sfitti. Il dato emerge dal rapporto dell’ufficio studi di Confcommercio, presentato delle scorse ore scorsi in vista dell’iniziativa «inCittà – Spazi che cambiano, economie urbane che crescono». Secondo le stime dell’associazione aggiornate a ottobre, l’Umbria si colloca al settimo posto in Italia con il 20,4 per cento di negozi sfitti sul totale della rete distributiva commerciale; in termini assoluti si parla di 2.155 locali.
La tendenza Il quadro si inserisce in una tendenza nazionale che, secondo Confcommercio, negli ultimi dodici anni ha portato alla chiusura di più di 140mila attività al dettaglio tra negozi e ambulanti. La riduzione è evidente soprattutto nei centri storici e nei piccoli comuni, dove la perdita di imprese indebolisce sia l’economia locale sia la vivibilità degli spazi urbani. Alla contrazione delle aperture si aggiungono circa 105 mila locali sfitti stimati per il 2025, un quarto dei quali inutilizzati da oltre un anno.
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I territori Le proiezioni diffuse dall’associazione indicano che, senza nuovi interventi, entro il 2035 potrebbero cessare l’attività altre 114 mila imprese, oltre un quinto di quelle oggi esistenti. Il rischio riguarda in particolare le città medio-grandi del Centro Nord, dove la densità commerciale sta diminuendo a ritmi sostenuti. Le regioni con il maggior numero di negozi vuoti in valore assoluto sono Lombardia, Veneto e Piemonte. In rapporto alla rete commerciale, i dati più alti si registrano invece in Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Liguria, tutte oltre il venticinque per cento.
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Le proposte Confcommercio propone di affrontare la situazione attraverso una Agenda urbana nazionale condivisa tra Governo, Regioni e Comuni. L’obiettivo è coordinare le politiche urbane, rafforzare le economie di prossimità e introdurre strumenti comuni per contrastare la desertificazione commerciale. L’associazione chiede regole più omogenee per i Distretti urbani dello sviluppo economico, programmi pluriennali a livello comunale per sostenere le attività di vicinato e accordi locali per riportare in uso i locali sfitti tramite canoni calmierati e incentivi pubblico privati. Tra le priorità indicate anche soluzioni per una logistica urbana più efficiente e piattaforme di welfare territoriale che favoriscano gli acquisti nei negozi di quartiere.
Sangalli Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sottolinea che «la desertificazione dei negozi è un problema economico, sociale e di coesione: ogni saracinesca abbassata significa meno sicurezza, meno servizi, meno attrattività e meno socialità nelle nostre città». Sangalli ha avvertito che, senza interventi rapidi, «entro il 2035 rischiamo di avere delle vere e proprie città fantasma» e ha chiesto politiche nazionali e strategie condivise per sostenere il commercio di prossimità. Tra le misure indicate fiscalità più equa, accesso al credito più semplice e interventi per la riqualificazione degli oltre centomila locali sfitti. Sangalli ha ricordato infine che la risposta della Confederazione passa dal progetto Cities, presentato mesi fa anche a Perugia, pensato per rigenerare le aree in declino, riequilibrare l’uso dello spazio urbano e valorizzare il ruolo delle economie locali, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei residenti e l’offerta per i visitatori.
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