Com’è nata la teoria del Blue Monday, il “giorno più triste dell’anno”
Il Blue Monday spegne 20 candeline. Era il gennaio del 2005 quando per la prima volta si usava questa espressione per indicare il giorno più triste dell’anno. Peccato, però, che fondamentalmente si tratti di una bufala nata per esigenze di marketing. Ma che cos’è il Blue Monday? L’espressione viene usata per riferirsi al terzo lunedì del mese di gennaio, che coinciderebbe con la giornata più deprimente dell’anno. A teorizzarlo fu vent’anni fa lo psicologo Cliff Arnall, che lavorava come tutor in una scuola legata all’Università di Cardiff, mediante un’equazione priva di qualsiasi fondamento matematico e scientifico.
Era il 2005 e il canale tv britannico Sky Travel aveva escogitato questa trovata pubblicitaria commissionando ad Arnall una formula per descrivere quella sensazione di tristezza che molte persone sembravano provare dopo le feste di Natale. Lo psicologo calcolò così la data del “giorno più triste dell’anno” a partire da criteri come le condizioni meteorologiche tipiche di questo periodo, i sensi di colpa per le spese affrontate durante il periodo natalizio, il fallimento per i propositi (già) falliti del nuovo anno e il fatto che le prossime vacanze sono decisamente lontane. La scelta del lunedì come giorno del Blue Monday non richiede invece alcuna spiegazione: sappiamo bene tutti come l’inizio della settimana sia il momento più detestato. La trovata pubblicitaria di Sky Travel voleva in realtà spingere le persone a prenotare un viaggio per tirarsi su di morale e superare in questo modo l’impasse.
Malgrado la stessa Università di Cardiff abbia preso le distanze dalla teoria di Arnall, la bizzarra teoria si è presto diffusa a livello internazionale ed è stata usata per diverse campagne pubblicitarie anche grazie alla risonanza offerta dai social network. Pure la scelta del colore non è casuale: specie in ambito anglosassone il blu è associato al concetto di tristezza e malinconia. L’espressione “I’m feeling blue” vuol dire proprio “Sono triste”, magari anche senza un motivo preciso. I figli degli anni ’90 lo hanno imparato grazie agli Eiffel 65: la loro “Blu (Da Ba Dee)” ha spopolato in mezzo mondo raccontando questo sentimento di imprecisato scoramento, ma al trio torinese ha portato decisamente fortuna.
Più di recente il film d’animazione “Inside Out”, dove il personaggio Tristezza è blu da capo a piedi, ha contribuito a cementificare il legame tra il colore e lo stato emotivo. Eppure non dappertutto è così. In altre culture, come quella indiana, il blu è legato alla felicità. L’unica certezza valida non solo oggi ma tutto l’anno è che, tristezza o meno, prenotare un viaggio per cambiare aria è sempre cosa buona e giusta.
Source link