Come l’Intelligenza Artificiale ti aiuta a valutare gli alunni. 10 proposte operative

La parola valutazione in classe provoca spesso una smorfia, nei ragazzi come negli insegnanti. Per gli studenti, significa spesso “voti”, “ansia”, “giudizio”. Per i docenti, significa “scadenze”, “compiti da correggere”, “griglie infinite da compilare”.
Ma la valutazione non è misurazione. Non è solo dare un numero o una lettera. È il modo in cui la scuola parla agli studenti del loro percorso. E può essere un messaggio che schiaccia (“Sei un 4”) o che costruisce (“Stai crescendo, ecco come”).
Alla Conferenza Internazionale AIED 2025 di Palermo, in una sessione dedicata proprio a AI & Assessment, ricercatori e insegnanti di tutto il mondo hanno mostrato una strada nuova: usare l’intelligenza artificiale per liberare la valutazione dal peso della burocrazia, renderla più formativa, personalizzata, umana.
Non si tratta di delegare all’AI “l’assegnazione del voto”, ma di usare l’AI per:
- dare feedback immediati e gentili,
- creare rubriche dinamiche,
- aiutare i ragazzi ad autovalutarsi,
- far emergere i progressi, non solo le lacune.
Ecco dieci proposte operative – documentate negli atti del convegno e adattabili alla scuola italiana – per costruire una valutazione che piace, perché serve a crescere e non solo a “fare media”.
Feedback immediato (e gentile) con AI
L’esperienza
Il progetto giapponese AI-Feedback for Language Learning, presentato negli atti, ha sperimentato l’uso dell’AI per dare feedback immediato sui compiti. Non “giudizi a freddo”, ma commenti incoraggianti e precisi:
- “Ottima introduzione, ma la conclusione è un po’ debole. Vuoi provare a rafforzarla con un esempio?”
Come farlo in classe
- Usa Grammarly EDU, Notion AI o ChatGPT.
- Dai prompt semplici:
“Correggi questo testo in modo gentile: evidenzia 3 cose positive, 2 miglioramenti possibili e proponi un esempio concreto.”
- Il feedback AI arriva subito. Lo studente lo legge, lo applica, rielabora.
Perché funziona
- Il feedback non “punisce”, guida.
- Gli studenti non aspettano settimane per sapere se “hanno capito”.
- Il docente riceve lavori già migliorati e può concentrarsi sulle parti più importanti.
Rubriche dinamiche: dall’AI rubric “monolite” alla griglia viva
L’esperienza
Nella sessione “AI & Assessment Design” del convegno, le scuole finlandesi hanno mostrato rubriche generate e adattate dall’AI: non schemi fissi, ma “griglie vive” che cambiano in base all’attività.
Come farlo in classe
- Con ChatGPT o Curipod, chiedi:
“Crea una rubrica di valutazione per una presentazione orale di storia, livelli A1-C2, con 3 indicatori: contenuto, chiarezza, uso delle fonti.”
- Poi “chiedi” di adattarla per la classe terza primaria, o per una quinta superiore.
Perché funziona
- Le rubriche diventano personalizzate, non “fotocopie”.
- Il docente risparmia tempo e ottiene strumenti flessibili.
- Gli studenti vedono criteri chiari e imparano a “leggere” la valutazione.
L’errore come alleato: AI per spiegare perché si sbaglia
L’esperienza
Il progetto canadese ErrorExplainer-AI ha usato l’AI per analizzare gli errori più comuni degli studenti e dare spiegazioni su misura.
Non “hai sbagliato”, ma:
- “Attenzione: hai usato il tempo sbagliato perché descrivi un evento passato.”
Come farlo in classe
- Dopo una verifica, inserisci gli errori frequenti in ChatGPT:
“Spiega questo errore in modo semplice per uno studente di 13 anni, con un esempio corretto.”
- Mostra la spiegazione in classe, discuti, costruisci una mini-lezione.
Perché funziona
- L’errore non è più “colpa”: è diagnosi.
- Gli studenti capiscono cosa correggere, come e perché.
- Il docente lavora sulle cause, non solo sugli “effetti” (i voti bassi).
Autovalutazione guidata: lo studente diventa “valutatore di sé”
L’esperienza
Il progetto spagnolo SelfCheck AI ha usato chatbot che facevano domande agli studenti:
- “Quale parte del lavoro ti è riuscita meglio? Quale ti ha fatto più fatica?”
Gli studenti rispondevano, riflettevano, si davano un voto motivato.
Come farlo in classe
- Crea un chatbot semplice (con Botpress o ChatGPT) che “intervista” lo studente dopo un compito.
- Le domande sono fisse: “Che cosa hai imparato?”, “Cosa rifaresti diverso?”
- Lo studente scrive o parla, l’AI registra, sintetizza.
Perché funziona
- Gli studenti imparano a riflettere sul loro lavoro.
- La valutazione diventa dialogo, non solo “pagella”.
- Il docente riceve materiale per capire dove intervenire.
Peer review con AI: il feedback tra pari diventa semplice
L’esperienza
In Olanda, il progetto PeerBoost AI ha usato l’AI per strutturare il feedback tra studenti.
Gli alunni si scambiavano i lavori. L’AI dava “domande guida”:
- “Trova un punto forte e un consiglio per migliorare.”
Come farlo in classe
- Usa ChatGPT o Curipod per creare “schede di peer review”.
- Lo studente A corregge lo studente B, ma l’AI guida:
“Fai un complimento specifico. Dai un suggerimento pratico.”
Perché funziona
- Il feedback tra pari diventa utile e gentile.
- Gli studenti imparano a guardare con occhi critici (ma non cattivi).
- Il docente vede più livelli di valutazione: auto, pari, insegnante.
Portfolio digitali: l’AI organizza e sintetizza
L’esperienza
Il progetto italiano Scuola Inclusiva 4.0, presentato ad AIED, ha usato l’AI per costruire e sintetizzare portfolio digitali degli studenti.
L’AI selezionava lavori, riassumeva progressi, creava una “storia” dell’apprendimento.
Come farlo in classe
- Usa Notion, Google Sites o Canva con AI.
- Chiedi all’AI: “Riepiloga i progressi dello studente X in inglese negli ultimi 3 mesi in 5 righe”.
- Allegalo al portfolio, discutilo con studenti e famiglie.
Perché funziona
- Lo studente vede il percorso, non solo “l’ultimo voto”.
- Il docente ha un quadro chiaro e narrativo.
- La valutazione diventa storia, non statistica.
Prove autentiche: l’AI per creare scenari “veri”
L’esperienza
Il progetto olandese Dynamic Tasks (già citato) usava l’AI per creare compiti di realtà dinamici: situazioni che cambiano, problemi da risolvere, dialoghi da gestire.
Come farlo in classe
“Crea una simulazione di consiglio comunale per la classe quinta primaria: gli studenti devono discutere un piano per un parco.”
- L’AI può aggiungere “imprevisti”: “Il budget è tagliato”, “C’è una protesta dei residenti”.
Perché funziona
- La valutazione diventa vita vera.
- Gli studenti mostrano competenze, non solo conoscenze.
- Il voto si basa su come pensano, come interagiscono, come risolvono.
Valutazione inclusiva: l’AI adatta materiali e griglie
L’esperienza
Il progetto “Assistive AI” del Politecnico di Milano ha usato l’AI per adattare prove e rubriche a studenti con BES e DSA.
L’AI generava versioni semplificate, con immagini, audio, supporti.
Come farlo in classe
“Riscrivi questa consegna in modo semplice per un alunno dislessico.”
“Crea una rubrica di valutazione per una presentazione orale in formato visivo.”
Perché funziona
- Tutti gli studenti partecipano alla valutazione.
- Il docente risparmia tempo.
- La valutazione è giusta, non “uguale per tutti” ma “equa per ciascuno”.
“Conversazioni di valutazione”: l’AI prepara il colloquio, il docente lo fa
L’esperienza
In Finlandia, TalkFeedback AI ha usato chatbot per “riscaldare” la valutazione: l’AI intervistava lo studente (“Cosa pensi di aver fatto bene? Di cosa sei meno sicuro?”) e sintetizzava le risposte per l’insegnante.
Come farlo in classe
- Prima di una valutazione orale, lo studente parla 5 minuti con un chatbot.
- Il docente riceve un riassunto delle risposte, così può partire subito dal punto giusto.
Perché funziona
- Lo studente entra in valutazione più consapevole e meno ansioso.
- L’insegnante ha un quadro chiaro già pronto.
- La valutazione diventa dialogo, non interrogatorio.
Monitorare i progressi, non “fare media”
L’esperienza
Alla sessione plenaria AIED, un ricercatore di Harvard ha detto:
«La valutazione non deve essere la foto di un giorno, ma il film di un percorso.»
L’AI può fare questo: raccogliere i dati, evidenziare i progressi, creare mappe di crescita.
Come farlo in classe
- Con strumenti come SchoolAI o Class Companion, l’AI mostra:
- “Mario era a livello A2 a settembre, ora è a B1”.
- L’insegnante vede il grafico del progresso, non solo i singoli voti.
Perché funziona
- Lo studente vede che sta migliorando, anche se non “prende sempre 8”.
- Il docente può modulare la didattica.
- La valutazione diventa motivazione, non sentenza.
Dalla valutazione che pesa alla valutazione che piace
In Italia, il dibattito sulla valutazione è spesso polarizzato:
- da una parte chi vuole solo “voti chiari” e “rigore”;
- dall’altra chi chiede “empatia” e “feedback formativo”.
L’AI, paradossalmente, può riconciliare queste due visioni:
- Può liberare tempo (meno burocrazia, meno correzioni meccaniche).
- Può offrire strumenti per vedere davvero gli studenti.
- Può rendere la valutazione più umana, perché toglie al docente il peso “ripetitivo” e gli restituisce la parte più importante: parlare agli studenti del loro percorso.
Negli atti AIED 2025, le parole più ripetute non erano “voto” o “pagella”: erano feedback, crescita, dialogo, inclusione.
La valutazione che piace è questa: quella che non si limita a dire chi sei oggi, ma ti aiuta a scoprire chi puoi diventare domani.
E se l’intelligenza artificiale può aiutarci a farlo, allora è un alleato prezioso per ogni insegnante.
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