Veneto

come bombe inesplose sotto TAV- Vipiù

Mentre Vicenza si interroga su quanti ordigni bellici possano essere ancora nascosti nel sottosuolo, lungo il tracciato della linea Tav-Tac che sta per essere scavato nel cuore della città, l’orologio della stazione sembra cristallizzato in un’altra epoca, nonostante le ormai assicurazioni di sistemarlo perse nei tempi e anche in sala Stucchi, sindaco e dirigenti ferroviari presenti. Un simbolo immobile di una città che, su certi temi, preferisce non guardare avanti e soprattutto non guardare sotto i piedi.

Dal video in copertina emergono i dubbi – leciti e inquietanti – sulla valutazione dei rischi (in termini di sicurezza dei lavoratori e dei cittadini oltre che di tempi e costi delle opere di bonifica) legati agli ordigni inesplosi lungo la linea ferroviaria, già colpita dalle bombe durante la Seconda guerra mondiale. La nostra inchiesta, pubblicata su ViPiù (leggi qui “Rischi 238 bombe inesplose lungo la Linea Tav Tac in costruzione all’interno della città di Vicenza: sono stati valutati? È prudente continuare?“), ha già posto le domande giuste. ma, nel silenzio, generale, la domanda la ripetiamo: è stato fatto tutto il necessario per garantire la sicurezza? Oppure, come l’orologio della stazione, anche la gestione del rischio bellico è rimasta abbandonata, bloccata o sottovalutata, magari all’ultimo bombardamento?

Il tempo fermo sulla prudenza mancata?

Mentre i cantieri della Tav avanzano, e si trovano bombe a Montebello, a cantieri attivi, le parole di chi solleva il problema rimbalzano come eco nel vuoto, a parte qualche solerte e responsabile lettore. La città si modernizza – almeno nelle intenzioni dei suoi amministratori di turno – ma sotto il livello stradale si nascondono interrogativi pesanti come macigni. Il tempo, come quello dell’orologio della stazione, sembra essersi fermato al momento dell’ultimo bombardamento, mentre Vicenza va avanti senza un’analisi accurata di quello che potrebbe ancora nascondersi nel sottosuolo.

Resta da capire se qualcuno, oltre a chi alza lo sguardo verso le lancette immobili della stazione, si prenderà la responsabilità di rispondere.

Perché il rischio non è solo quello di trovare una bomba sotto i binari. Il vero pericolo è che, come l’orologio della stazione, la città si blocchi nel tempo, tra vecchi errori e nuove negligenze.


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