Come approcciare uno standard Jazz: dalla melodia alla libertà in solo
Metodo pratico per studiare uno standard al sax: dalla melodia all’improvvisazione solistica, con i consigli di Emanuele Cisi.
Per affrontare uno dei famigerati “standard”, non basta saper leggere le note, non basta memorizzare una sequenza di accordi: suonare uno standard con personalità, ancor più da soli, è tutta un’altra storia.
Il punto di partenza è sempre la melodia
La melodia è la bussola che ti orienta quando esplori un brano nuovo. Troppi sassofonisti, presi dalla voglia di improvvisare, saltano direttamente agli assoli dimenticando che l’anima di ogni standard sta lì, tra quelle prime frasi scritte.
Come dice Emanuele Cisi nel suo Corso di Sax:
“La melodia deve essere sempre il nostro faro guida. Se voglio suonare veramente ‘How Deep is the Ocean’, devo suonare gli accordi di How Deep is the Ocean, e quindi… devo suonare la melodia”
Prendere dimestichezza con la melodia non significa solo saperla a memoria, ma comprenderne le cellule ritmiche e riconoscere le variazioni tonali: quali note fanno da cerniera tra una sezione e l’altra?
Dove cambia davvero il colore del brano? Queste domande guidano il tuo studio più di mille scale imparate a memoria.
Dall’ascolto alla libertà: come rendere vivo uno standard
Prima di aprire il leggio, ascolta più versioni possibili del brano. È un esercizio (molto piacevole) che ti aiuta a riconoscere l’essenza del pezzo anche senza leggerlo.
Immagina di voler imparare il suddetto How Deep Is The Ocean: sentirlo suonato da Coltrane, da Dexter Gordon e da un artista contemporaneo come Melissa Aldana ti mostra come una stessa struttura possa prendere vita in modi completamente diversi.
Quando la melodia entra nelle tue dita e nella tua testa, il passo successivo è suonarla come se stessi cantando. Qui non conta solo l’intonazione ma il senso del respiro: quando ti fermi? Dove appoggi le frasi?
Solo dopo questa fase puoi iniziare a lavorare sull’armonia e sugli accordi nascosti sotto la linea melodica, per trasformare la melodia in un terreno di improvvisazione personale.
Suonare in solo: la vera sfida
Suonare uno standard da soli è un salto di livello. Non hai un contrabbasso che ti dà la fondamentale, né una batteria che ti spinge il tempo. Sei tu, il tuo sax e il silenzio intorno. Come spiega ancora Cisi:
“Dobbiamo rendere possibile all’ascoltatore indovinare il pezzo su cui stiamo suonando. Se una persona entrasse in questa stanza e mi sentisse suonare uno standard in solitudine, senza neanche che io suoni la melodia, dovrebbe essere in grado di dire, ah sì, sto improvvisando su quel brano”
Per riuscirci serve padroneggiare la forma (dove sei all’interno della progressione armonica) e avere frasi semplici ma descrittive, anche solo note fondamentali di ogni accordo, per mantenere “in piedi” la struttura.
Esercizi pratici
- Ascolta almeno 5 versioni diverse dello stesso standard e trascrivi solo la melodia a orecchio. Non toccare il sax (ma questo vale per qualsiasi strumento) finché non riesci a canticchiarla senza esitazioni.
- Suonala con metronomo lento, puntando su intonazione e omogeneità timbrica, non sulla velocità.
- Prova a inserire “appoggi” armonici: mentre suoni la melodia, aggiungi ogni tanto una nota dell’accordo sottostante (tonica o quinta).
- Improvvisa 4 battute solo con note lunghe, cercando di mantenere riconoscibile la progressione. Poi passa a frasi più articolate, mantenendo sempre chiara la forma.
- Infine, suona il brano in solitudine: immagina un pubblico davanti a te e punta a far riconoscere il pezzo senza dichiararne il titolo.
Prendi uno standard che ami (magari un classico come All The Things You Are o Autumn Leaves) e metti in pratica questi passaggi. Se vuoi approfondire queste tecniche con esempi pratici di livello professionale, nel Corso di Sax di Emanuele Cisi su Musicezer trovi un intero percorso dedicato proprio all’approccio agli standard, con esercizi specifici per imparare a suonarli anche in solo.
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