Come affrontare un maxi blackout: guida tech per restare connessi e alimentati
Negli ultimi anni la nostra dipendenza dall’elettricità è aumentata in modo esponenziale. Ogni dispositivo che utilizziamo — dallo smartphone al modem, dal climatizzatore all’auto elettrica — si nutre di energia, ed è proprio quando questa viene a mancare che ci rendiamo conto di quanto a volte possa essere fragile l’intera infrastruttura digitale su cui poggia la nostra quotidianità. Il blackout che ha colpito Spagna e Portogallo pochi giorni fa, lasciando milioni di persone senza energia, ha riacceso l’attenzione su un tema spesso sottovalutato: come possiamo reagire, tecnicamente e psicologicamente, a un’interruzione di corrente prolungata?
Non si tratta di fare allarmismo. I blackout sono sempre esistiti e continueranno a verificarsi. Ma oggi, rispetto a dieci o vent’anni fa, hanno un impatto diverso. Non solo per l’aumento delle temperature estive e l’uso massivo dei condizionatori, non solo per la transizione verso la mobilità elettrica e l’esplosione dell’IoT, ma soprattutto perché la nostra connessione al mondo passa per strumenti digitali che senza corrente smettono di funzionare.
In questo contesto, prepararsi non significa costruire un bunker, ma semplicemente adottare alcune soluzioni intelligenti, concrete e tecnologiche per far fronte all’imprevisto. Questa guida nasce proprio con questo intento: fornirti una panoramica chiara e utile su come affrontare un blackout dal punto di vista digitale, con strumenti alla portata di tutti.
Comunicazioni: cosa funziona e cosa no
Durante un blackout, le linee telefoniche fisse VoIP smettono di funzionare. Tuttavia, le reti mobili possono continuare a operare grazie a batterie di backup presenti in molte antenne. È importante notare che la connessione internet potrebbe essere instabile o assente, soprattutto se il blackout colpisce anche i server dei fornitori di servizi. Anche le antenne potrebbero lavorare a minor potenza per risparmiare energia e l’aumento di persone che si riversa sulla rete mobile in assenza di quella fissa (soprattutto per internet) potrebbe rendere la situazione particolarmente congestionata.
App offline: comunicare senza internet
In assenza di connessione, alcune app permettono di comunicare tramite Bluetooth o Wi-Fi Direct.
Un esempio è Briar, che consente la messaggistica tra dispositivi vicini senza necessità di rete mobile o internet. È fondamentale che più persone nella stessa area utilizzino l’app per garantire una comunicazione efficace.
Power bank: l’energia portatile sempre pronta
Quando si parla di blackout, il primo pensiero va inevitabilmente alla necessità di tenere carichi i nostri dispositivi essenziali, a partire dallo smartphone. In una situazione di emergenza, il telefono diventa uno strumento cruciale: ci collega agli altri, ci fornisce aggiornamenti in tempo reale, ci permette di usare mappe, messaggi, torcia, radio e, se necessario, di ricevere allerte ufficiali come quelle del sistema IT-alert. Tutto questo però è possibile solo se ha energia sufficiente per funzionare. È per questo motivo che avere un power bank carico, pronto all’uso, non è più un accessorio da smanettoni, ma una misura di buon senso.
Molti diranno: “Ce l’ho già un power bank”. Ma quanti possono dire con certezza che sia carico e pronto per essere usato oggi? Uno dei consigli più semplici ma anche più trascurati è proprio questo: controllare periodicamente il livello di carica del proprio power bank e, se necessario, fissare un promemoria per ricaricarlo ogni 2-3 mesi.
Anche perché, nel momento del bisogno, scoprire di avere una batteria scarica è ancora più frustrante che non averla affatto.
Oggi esistono power bank ad alta capacità (oltre i 20.000 mAh), con uscite multiple, porte USB-A e USB-C, e supporto alla ricarica rapida, in grado di alimentare non solo telefoni, ma anche tablet, router portatili e dispositivi a basso consumo per diverse ore. Con prezzi spesso inferiori ai 50 euro, rappresentano l’investimento più accessibile e sensato per chiunque voglia affrontare anche un blackout breve con maggiore tranquillità. L’importante è non considerarlo come un oggetto da fondo cassetto: il power bank va tenuto carico, aggiornato e vicino a dove viviamo ogni giorno.
Power station: energia per più dispositivi
Se il power bank è la prima linea di difesa, la power station è il cuore pulsante della preparazione energetica seria. Si tratta di dispositivi molto più capienti, progettati per alimentare non solo telefoni o tablet, ma anche elettrodomestici, TV, modem, dispositivi medici e addirittura frigoriferi.
Le power station sono batterie di grande formato con potenze di uscita che vanno dai 200 watt fino a 3 kilowatt, equivalenti alla fornitura domestica standard di molte abitazioni italiane.
Le capacità sono estremamente variabili, così come i prezzi: si parte da poco più di 200 euro per modelli compatti, fino a superare i 1.500€ per i sistemi più avanzati. La differenza fra i vari prodotti non è solo nelle dimensioni, ma anche nella qualità delle celle, nel numero di porte (AC, USB, DC), nei display informativi e nella compatibilità con pannelli solari ripiegabili, di cui parleremo subito dopo.
Una caratteristica interessante di molte power station è proprio la ricaricabilità via fotovoltaico, che le rende strumenti adatti anche per blackout di lunga durata o per l’uso in zone isolate. Se caricate con costanza (basta una ricarica ogni due o tre mesi per mantenerle in salute), possono fornire giorni di autonomia per dispositivi a basso consumo o diverse ore di alimentazione continua per apparecchi più energivori.
Alcune permettono persino di alimentare console da gioco, TV o altri strumenti di intrattenimento: un modo per rendere meno pesante l’attesa del ritorno della corrente, soprattutto in famiglia. La differenza con un power bank, insomma, non è solo quantitativa: una power station cambia radicalmente la qualità della vita in blackout prolungati, ed è un prodotto da valutare attentamente per chi cerca una soluzione energetica più strutturata.
Più si spende e più le power station offriranno capacità e potenza di uscita. Sotto trovate qualche esempio di prodotto per varie tasche.
Fotovoltaico da balcone: energia solare domestica
Tra le soluzioni più affascinanti e concrete per affrontare un blackout in ottica “green” c’è sicuramente il fotovoltaico da balcone. Si tratta di moduli solari semplificati, progettati per essere facilmente installabili anche in ambienti urbani — su un balcone, un davanzale, una ringhiera — senza necessità di interventi invasivi o permessi complessi. In commercio esistono diverse versioni, ma quelle più evolute, come il sistema di Anker Solix 2 citato nel video, prevedono anche una batteria di accumulo integrata, espandibile e modulare, che permette di immagazzinare energia e usarla anche in assenza di luce solare.
In condizioni normali, questo tipo di impianto alimenta la casa fino a 800W, riducendo le bollette. Ma la vera forza emerge proprio quando arriva un blackout: grazie alla presenza di una presa Schuko integrata, questo sistema può fornire energia d’emergenza in uscita anche durante l’interruzione della rete elettrica. In estate o primavera, è molto probabile che la batteria sia almeno parzialmente carica, e che possa continuare a caricarsi durante il giorno. Una risorsa preziosa, quindi, per mantenere in vita elettrodomestici leggeri o ricaricare altri dispositivi.
Discorso a parte merita invece il fotovoltaico tradizionale installato sul tetto. Anche se intuitivamente sembrerebbe la soluzione ideale, in realtà questi impianti si spengono automaticamente in caso di blackout (come anche quello da balcone), per evitare che l’energia immessa nella rete possa folgorare tecnici al lavoro sulle linee elettriche. Questo succede anche se si possiede un sistema di accumulo con batterie domestiche. L’unico modo per far funzionare un impianto fotovoltaico durante un blackout è dotarsi di un sistema EPS (Emergency Power System), più complesso e costoso, che scollega fisicamente la casa dalla rete nazionale.
È una soluzione utilizzata da pochissimi utenti perché ha costi elevati e ha senso solo se si vive in zone dove i blackout sono frequenti o prolungati.
Insomma, tra sistemi da balcone, power station con ingresso solare e impianti EPS, le soluzioni per sfruttare il sole anche in emergenza esistono. Bisogna però conoscere i limiti e scegliere in base alle proprie esigenze, spazi e budget. Il fotovoltaico da balcone resta oggi il miglior compromesso tra praticità, semplicità d’installazione e utilità reale in blackout, soprattutto in contesti urbani.
Auto elettrica come fonte di energia: la tecnologia V2L
Non tutti lo sanno, ma alcune auto elettriche possono diventare vere e proprie fonti di energia in caso di emergenza, grazie alla tecnologia V2L (Vehicle-to-Load). Questo sistema permette di sfruttare la batteria dell’auto per alimentare dispositivi esterni, come elettrodomestici, lampade o piccoli apparecchi elettronici, collegandoli direttamente alla vettura.
Le batterie delle auto elettriche possono contenere tra i 40 e i 100 kWh (genericamente, ma ci sono capacità molto diverse) molto di più rispetto a una power station domestica.
Questo significa poter alimentare dispositivi per ore, se non giorni, a seconda dei consumi. Non tutte le auto lo supportano (Tesla, ad esempio, no). Serve però un adattatore V2L compatibile, che può essere acquistato anche online, con attenzione alla compatibilità.
L’unico limite è la vicinanza all’abitazione, utile per collegare direttamente i dispositivi. In alternativa, si possono caricare i device vicino all’auto. Una soluzione utile, silenziosa e senza costi aggiuntivi, se già si possiede un’auto con questa funzione.
Prepararsi senza allarmismi
Prepararsi a un blackout non significa aspettarsi il peggio, ma essere pronti a gestire situazioni impreviste. Avere a disposizione dispositivi come power bank, power station, radio a manovella e sistemi fotovoltaici da balcone può fare la differenza. La tecnologia offre molte soluzioni per affrontare le emergenze con serenità e sicurezza.
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