colpita la banda delle truffe
Si fingevano carabinieri, avvocati, nipoti in difficoltà. Bastava una telefonata ben orchestrata e il panico prendeva il sopravvento: “Signora, suo figlio ha avuto un incidente, servono subito dei soldi”. Oppure: “Suo nipote è stato arrestato, servono 5mila euro per il rilascio”.
Ma dietro quelle voci disperate c’era un’organizzazione criminale ben strutturata, con una centrale operativa, coperture logistiche e perfino un “centralino” occulto. Ora, dopo mesi di indagini, la banda è stata smantellata dai Carabinieri di Civitavecchia.
Quattro le misure cautelari eseguite questa mattina su disposizione del Gip del Tribunale di Napoli: due arresti in carcere e due ai domiciliari. Le accuse sono pesanti: associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata. A coordinare l’inchiesta, la Procura di Napoli – VII Sezione.
Dodici truffe e 45mila euro di bottino in contanti
Le indagini, partite dall’attività del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Civitavecchia, hanno portato alla luce un vero e proprio sistema: dodici truffe documentate tra agosto e settembre del 2022, messe a segno nelle province di Roma, Foggia e Ascoli Piceno.
Il bottino? Oltre 45mila euro in contanti e un numero imprecisato di gioielli, spesso consegnati dagli anziani in lacrime, convinti di salvare un familiare.
Dietro quei raggiri c’era un call center improvvisato ma efficiente: chiamavano da numeri intestati a soggetti fittizi, per non lasciare tracce, e tenevano le vittime al telefono per ore, impedendo loro di riflettere o contattare i veri familiari. Poi entravano in azione i “corrieri”, pronti a suonare alla porta e ritirare contanti, oro e anelli.
I blitz e l’arresto in flagranza
Durante l’inchiesta, i militari hanno anche arrestato quattro persone in flagranza di reato. Colte sul fatto mentre cercavano di mettere a segno nuovi colpi. In quei casi, è stato possibile restituire la refurtiva ai legittimi proprietari: contanti, collane, fedi e ricordi di famiglia che sembravano ormai perduti.
Altri sette soggetti sono stati denunciati a piede libero, sempre nell’ambito della stessa organizzazione. Secondo gli investigatori, il gruppo contava su una rete ben distribuita sul territorio, con appoggi logistici da nord a sud del Paese.
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