Marche

colpa delle infrastrutture. E fanno meglio di noi pure Salerno e Ravenna

ANCONA – «Si può dare di più» faceva una nota canzone di Tozzi, Morandi e Ruggeri. Quarant’anni dopo, quell’inno generazionale calza ancora a pennello per il porto di Ancona. Nonostante la sua posizione centrale nell’Adriatico e nel Mediterraneo, con opportunità logistiche considerevoli, lo scalo dorico arranca ancora sul fronte del traffico crocieristico, posizionandosi nelle parti basse delle classifiche nazionali che contano e apprestandosi a chiudere l’annata 2025 con numeri in calo considerevole.

La fotografia

Quando manca ormai solo l’approdo numero 46 della stagione, quello della Viking Star in programma il prossimo 29 novembre, l’Autorità portuale stima in 80mila i passeggeri che saranno transitati per Ancona a bordo degli hotel galleggianti durante quest’anno. L’ultimo dato consolidato, invece, parla di 70mila turisti tra aprile e settembre scorsi. Prendendo il numero complessivo e confrontandolo con le risultanze analoghe degli altri porti contenute nell’Italian Cruise Watch 2025 di RisposteTurismo, emerge come Ancona si posizioni al 19esimo posto sui 25 scali presi in esame. Di fatto, fanno meglio di noi anche realtà come Salerno (126mila passeggeri) e Ravenna (247mila). Per non parlare di risultati per noi utopici come Bari (522mila) e Venezia (520mila). Ma il confronto è impietoso anche con la performance del nostro stesso porto nel 2024, quando i passeggeri in transito con le crociere furono 104mila. Si interrompe, dunque, la striscia di risultati positivi iniziata nel 2021, quando i passeggeri erano stati 35mila per effetto della pandemia. Certo, l’anno scorso erano di più anche le toccate: 56, non 46. Ma il discorso non cambia: tra i grandi porti dell’Adriatico, Ancona è quello che ha perso di più. Pur non partendo da posizioni di vertice, visto che il dato 2024 ci collocava appena 17esimi, tra Brindisi e Olbia. Ancora una volta, ultimo grande scalo dell’Adriatico.E purtroppo non bastano neppure le previsioni per il futuro a consolare, visto che l’Autorità portuale stima per il 2026 un totale di 82mila passeggeri per 47 toccate, con un incremento del 2,2% contro l’atteso 2,7% di media nazionale – ma c’è da dire che Bari farà peggio, con +0,5% e Venezia andrà sotto del 4,1%. Molto basso è anche l’indice del numero di passeggeri che da Ancona partono o finiscono una crociera, nel 2024 appena il 16,4% del totale transitato. A Bari, ad esempio, è il 44,4%. A Ravenna? Addirittura l’81,7%. Eppure, da quando la città dorica ha deciso di aprirsi ai traffici crocieristici, i numeri hanno sempre premiato questa scelta. Tra il 2015 e il 2024, ad esempio, il totale dei transiti è cresciuto del 165% ed a parte il 2017 e il 2020, fino al 2024 i dati erano sempre stati in crescita. Ma perché, allora, succede tutto questo? Il mercato crocieristico, a livello nazionale ed internazionale, vola ed è un dato di fatto.

Il nodo

Il problema di Ancona è senza dubbio infrastrutturale, visto che l’attuale configurazione delle banchine permette l’approdoto di navi fino a 250 metri di lunghezza. Giocattoli in confronto alle imbarcazioni da crociera del III Millennio. Prendendo la flotta MSC, che su Ancona investe molto, con 28 approdi della Lirica nel 2025, le ammiraglie World Europa e World America misurano 333 metri. Di più, di tutta la flotta della compagnia napoletana, Ancona può ospitare soltanto le navi della classe Lirica, la più vecchia. Altri porti, come Bari, già possono ospitare navi da 330 metri. Le difficoltà di Ancona, però, si riflettono anche sul dato turistico generale. Tra le 14 Regioni con affaccio sul mare, le Marche sono 11esimo, avanti solo a Calabria, Abruzzo e Molise. Certo, anche Pesaro ospita le crociere ma sono numeri marginali. Altra testimonianza: tra le 16 Autorità portuali d’Italia, quella del Mare Adriatico Centrale è penultima per passeggeri in transico per le crociere. Dietro c’è solo quella del Tirreno Meridionale e dello Ionio e sono le uniche due che nel 2025 faranno meno di 100mila transiti.




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