Coldiretti contro il cibo processato a scuola (e allora McDonald’s?)
Durante l’evento “Cibo naturale: un patrimonio da difendere” sono stati presentati i dati di un’indagine condotta da Coldiretti e Isitituto Ixè sull’alimentazione dei bambini nelle scuole, e c’è poco da stare allegri: il 40% dei nostri alunni infatti fa merenda con prodotti di qualità discutibile, snack, bibite e merendine, spesso provenienti da distributori automatici.
Dati allarmanti, specialmente per un’associazione come Coldiretti, che richiedono una legittima e urgente opera di sensibilizzazione.
Un dubbio però resta: come si possono mettere in atto certe attività e sostenere e sostenere McDonald’s?
I dati dello studio
Durante l’evento tenutosi presso il Villaggio contadino di Udine, il tema dell’alimentazione dei ragazzi nelle scuole è stato affrontato con rigore, creando anche installazioni per mettere in guardia le nuove generazioni dai pericoli del “junk food”; sono state tenute lezioni di educazione alimentare per i bambini, curate da Donne Coldiretti, con il supporto di Fondazione Campagna Amica, affrontando anche temi di sostenibilità ambientale.
Altro tasto dolente è quello della ristorazione collettiva: in barba ai Criteri ambientali minimi previsti dalla legislazione nazionale, nelle nostre mense scolastiche abbondano cibi industriali ultra processati, carni ricostituite, bastoncini di pesce e dolci confezionati, e molte materie surgelate.
Una situazione che rende quindi prevedibile l’altro dato emerso dallo studio, cioè la scarsa soddisfazione dei genitori riguardo alla qualità del cibo servito ai propri figli: solo il 30% la ritiene accettabile, a fronte di una spesa media mensile di 80€.
Coldiretti e McDonald’s
Tutto bello e doveroso, ma qualcosa ci sfugge. Se i cibi ultra processati sono il male, i continui flirt tra Coldiretti e il colosso del fast food McDonald’s stridono particolarmente.
Se n’era accorta Slow Food nella primavera del 2023, esprimendo perplessità riguardo la campagna “I’m lovin’ it Italy”: una collaborazione non certo all’insegna dell’eccellenza, con l’impiego di materie prime italiane che non porta necessariamente “il Mc” a diventare fautore del cibo di qualità.
Purché se ne parli, dirà qualcuno. La visibilità fornita dalla multinazionale dell’hamburger vale mille campagne ministeriali, e deve averlo pensato anche chi ministro lo è, Francesco Lollobrigida, le cui posizioni sono spesso allineate a Coldiretti, secondo cui McDonald’s fa appassionare i giovani ai prodotti italiani.
L’apprezzamento per il fast food da parte del nostro comparto agricolo sembra essere molto ampio: anche Fondazione Qualivita, ente le cui attività sono spesso legate a Coldiretti, soprattutto nella promozione e valorizzazione dei prodotti DOP, IGP e STG, ha di recente premiato proprio McDonald’s per il suo sostegno alla produzione italiana.
Va da sé che un’associazione di agricoltori che vuole supportare i propri membri abbia tutto l’interesse a mettere in atto collaborazioni commerciali che possano esprimere grandi volumi di prodotto, come sicuramente è nel caso della multinazionale del clown Ronald, ma delle due l’una: o ci si occupa -legittimamente- di promozione e vendita, o ci si occupa di etica alimentare ed educazione dei giovani.
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