Salute

Col decreto Sicurezza il governo dice ai precari della casa che, in quanto poveri, sono delinquenti

Sergio Mattarella ha firmato il decreto legge Sicurezza. Lo si apprende dal Quirinale. Non avevo alcun dubbio che sarebbe andata così. Tra poche ore sarà in Gazzetta Ufficiale e sarà legge dopo il percorso di conversione in legge nel passaggio parlamentare.

Dall’entrata in vigore in Italia per le famiglie occupanti per necessità, per gli sfrattati, per gli attivisti sociali il rischio è che a manifestare e a mostrare solidarietà si va a finire in galera con condanne da a 2 a 7 anni. A rischio le famiglie più povere alle quali il governo manda il messaggio: voi siete, in quanto poveri, dei delinquenti.

Invece di finanziare veri piani casa per aumentare la dotazione di case popolari, il governo dice alle 650.000 famiglie nelle graduatorie, alle 40.000 famiglie che ogni anno subiscono una sentenza di sfratto, al 1.000.031 famiglie in povertà assoluta e in affitto, con l’articolo 10 del decreto sicurezza, che alla loro povertà da oggi l’esecutivo risponde con il passaggio da casa a casa circondariale.

Un messaggio rozzo e vile.

Il Presidente Mattarella firma un decreto legge, ex disegno di legge, che contiene innumerevoli articoli incostituzionali e in particolare, unico precedente nella storia, articoli talmente odiosi che ben 8 Relatori Onu sui diritti all’alloggio, ai diritti civili e sociali, ai diritti degli attivisti sociali avevano chiesto al governo di recedere da questo decreto legge che viola sistematicamente e in pratica tutto il Trattato internazionale sui diritti economici, sociali e culturali che l’Italia ha ratificato con la legge 881 del 1977, legge vigente, e viola anche altri trattati e convenzioni tra i quali la convenzione per i diritti dell’infanzia e adolescenza che cita tra gli altri il diritto alla casa.

Così mentre il governo con vero sprezzo del ridicolo vara condoni e per affrontare il disagio abitativo rende legali “alloggi”, si fa per dire, di 20 metri quadrati, ora propone il volto feroce della pura repressione. Le disuguaglianze cosi diventano tema da tribunali, da ordine pubblico, da carcere.

Lo stigma della povertà al quale il governo dovrebbe opporre politiche di inclusione e coesione sociale, diventa occasione per gettare i poveri nel baratro della marginalizzazione.

Orribile questo approccio che si ha, non solo con l’articolo 10 del decreto legge nei confronti dei precari della casa: questo decreto legge rappresenta la gamba essenziale per un governo che si pone l’obiettivo prioritario di salvaguardare la grande finanza, le spese militari, i riarmi, mentre contestualmente nega l’agibilità democratica a lavoratori, precari della casa e attivisti sociali.

Tra poche ore un picchetto antisfratto, occupare una casa popolare vuota da anni e lasciata colpevolmente vuota, protestare contro una grande opera, fare un blocco stradale, addirittura guardare minacciosamente un poliziotto o carabiniere (chissà chi decide quando uno sguardo è minaccioso e quale sia il grado di minaccia) significherà autorizzazione per denunce, sgomberi immediati, pene pesantissime.

Con il decreto legge si riapre la lotta in Parlamento e nel Paese, la lotta per i più elementari diritti della persona. Dovremo essere capaci di non circoscrivere le criticità alla repressione di attivisti sociali e sindacalisti, questo decreto legge riguarda tutte e tutti, a partire dalle famiglie in difficoltà. Quei 5,7 milioni di persone in povertà e quei 4 milioni di lavoratori poveri, come i quasi 5 milioni di persone costrette ad abbandonare cure e prevenzione senza neanche da oggi avere il diritto di protestare.

Ordine e disciplina che per questo governo, non certo di moderati, non significa garantire i diritti sociali e civili alle persone ma reprimere con la forza senza soluzione di continuità.

Serve una risposta forte, decisa, unitaria, popolare, perché, per questo governo, la gamba della istituzionalizzazione della repressione è necessaria ed essenziale, senza non è nulla.


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