Veneto

Codici bianchi in Veneto, mozione Pd: Sono troppi, urge intervenire

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Si torna a parlare del singolare primato Veneto nel settore sanitario: secondo i dati di Agenas, la regione è quella di gran lunga col maggior numero di codici bianchi in Italia: nel 2023, su 1.417.000 accessi, il 54,99% è stato classificato come Codice bianco, una situazione senza paragone rispetto alle altre regioni italiane. Questo fenomeno, che pesa significativamente sulle finanze dei cittadini e richiede dunque la ricerca di soluzioni adeguate, è oggetto di una mozione presentata dai consiglieri regionali del Partito Democratico (Pd) del Veneto. Vanessa Camani, capogruppo del Pd, e Anna Maria Bigon, vicepresidente della commissione consiliare Sanità e Sociale, hanno messo in evidenza il “divario abissale” nel numero di codici bianchi tra il Veneto e altre regioni. La Valle d’Aosta, che di colloca al secondo posto, ne ha poco più della metà. Regioni simili al Veneto come popolazione e dimensione hanno numeri ancora più bassi: in Emilia-Romagna la percentuale scende al 13,06%, al 10,37% in Piemonte e all’8,23% in Lombardia. “Ecco perché è fondato parlare di anomalia”, hanno sottolineato.

L’anomalia diventa ancora più evidente se si considera la somma tra Codici bianchi e verdi, cioè gli accessi non urgenti: i dati del Veneto, che col 74,80% restano tra i più alti d’italia, si allineano con quelli della Lombardia (75,28%) e dell’Emilia-Romagna (65,15%). Perché dunque questa differenza tra verdi e bianchi? “È una questione di costi – spiegano Camani e Bigon -. I Codici bianchi comportano una spesa fissa di 25 euro, oltre al ticket per eventuali prestazioni specialistiche, mentre i Codici verdi sono gratuiti per i cittadini”. Questo ha portato a un significativo divario nei ricavi provenienti dai ticket nei Pronto soccorso, con il Veneto che, nel 2022 (dati Agenas), ha generato ricavi pari a 14.376.257 euro, superando di gran lunga l’Emilia-Romagna nonostante un numero inferiore di accessi.

La mozione del Pd chiede interventi urgenti per migliorare la situazione, tra cui investimenti sul personale dei Pronto soccorso, attualmente sotto pressione a causa dell’alto numero di accessi e delle crescenti aggressioni. Camani ha chiesto “spazi e percorsi differenziati” per Codici bianchi e verdi, per ridurre la congestione, e una revisione della classificazione dei codici al momento delle dimissioni.

I consiglieri Dem presenti, tra cui Chiara Luisetto, Francesca Zottis e Jonatan Montanariello, hanno concordato sulla necessità di affrontare il problema alla radice. “Le Liste d’attesa rappresentano un’emergenza ancora irrisolta”, hanno affermato, evidenziando come molti cittadini preferiscano affrontare lunghe attese in Pronto soccorso piuttosto che aspettare mesi per una visita specialistica. Un altro aspetto critico è la carenza di medici di famiglia, essenziali per gestire gli accessi al Pronto soccorso. Attualmente, ci sono 650 zone carenti in Veneto, e con 1.921 medici in uscita tra il 2021 e il 2035 la situazione in prospettiva non promette di migliorare.

Per affrontare queste sfide, la mozione richiede un incremento delle borse di formazione per i medici, un obbligo di servizio di almeno tre anni in Veneto per i neolaureati, un aumento dei posti di formazione e misure per disincentivare l’abbandono del percorso formativo. Inoltre, si sollecita un dibattito a livello parlamentare su un progetto di legge per equiparare la formazione in Medicina generale alle altre specializzazioni universitarie.


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