Umbria

cittadini e istituzioni uniti in patti, tavoli e Case della Partecipazione


Un percorso triennale articolato in otto azioni, condiviso tra Comune di Perugia e Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi, che punta, tra l’altro, a rendere capillare la partecipazione attraverso luoghi dedicati al coinvolgimento diretto delle comunità. E’ quanto è stato illustrato nella sala dei Notari del Palazzo dei Priori nel pomeriggio del 30 maggio, alla presenza di oltre 250 persone. A intervenire sono stati la sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi, la professoressa Alessandra Valastro, responsabile del progetto di ricerca-azione su processi e organismi partecipativi nel territorio comunale.

 La collaborazione tra Comune e ateneo

Ad aprire l’incontro è stata la professoressa Valastro, spiegando che la collaborazione avviata già da alcuni anni tra il Comune di Perugia e il Master in politiche partecipative di Scienze Politiche con la nuova amministrazione è stata estesa.“Il progetto – ha proseguito Valastro – intende sperimentare forme regolative, soluzioni organizzative e strumenti partecipativi efficaci per l’amministrazione comunale, soprattutto alla luce delle più recenti e innovative direzioni aperte dal modello dell’amministrazione condivisa: ciò al fine di assicurare il coinvolgimento effettivo delle comunità locali nella costruzione delle politiche pubbliche”.

La partecipazione tra comune e cittadini deve passare attraverso azioni che vanno dalla formazione interna all’organizzazione di tavoli territoriali per l’ascolto, alla coprogettazione delle Case della partecipazione alla condivisione di patti di collaborazione per la cura dei beni comuni,

Le case della partecipazione

“Le future Case della partecipazione, prima che come sottostrutture di governo capaci di rimettere i territori al centro e di elaborare politiche pubbliche più efficaci, devono essere percepiti come luoghi aperti di accoglienza e ascolto attivo, con una funzione sociale, capaci di favorire il dialogo intergenerazionale e di creare ponti tra cittadinanza e istituzioni. Spazi di relazione, quindi, contro la solitudine e in cui tornare a sentirci comunità. Ecco perché, al termine del nostro progetto, immagino una città più unita, solidale, partecipe alla vita politica e amministrativa, più responsabile, capace di pensare al bene comune e, soprattutto, in grado di combattere con più forza la solitudine sociale, grande emergenza del nostro tempo. Il cammino che stiamo strutturando con l’ateneo può servire a vincere questa e altre sfide fondamentali e l’invito che rivolgo a tutte e a tutti è di mettersi in gioco e farne parte”.

Amministrazione condivisa come vera e propria funzione

“L’amministrazione condivisa – ha aggiunto Pasquale Bonasora – è ormai un modello di riferimento che, prendendo le mosse dallo strumento dei Patti di collaborazione, ha assunto un significato giuridico, culturale e politico assai più ampio, in quanto riferito ad un certo modo di governare il Paese. I patti, oggi più di 8mila in Italia, stanno diventando vero e proprio strumento di costruzione delle politiche, anche negli ambiti più sensibili, come quelli del lavoro, dell’inclusione, dell’innovazione sociale”. 

“E la grande innovazione sta nel fatto di essere pensati per valorizzare le risorse che chiunque, anche i gruppi informali e le singole persone, possono portare alla costruzione di risposte efficaci ai bisogni. Ma non si tratta di un modello di delega al contrario (dal pubblico ai privati, in luogo della delega tradizionale dai privati al pubblico): si tratta di un modello che può consolidarsi solo se si ripensa dal di dentro l’amministrazione pubblica, accogliendo l’amministrazione condivisa come vera e propria funzione”.


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