Calabria

«Cisl Calabria: “Violenza sulle donne, servono leggi più forti e un cambiamento culturale profondo”»

«In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della
violenza contro le donne, che si celebra il 25 novembre di ogni anno, la Cisl Calabria, per
voce della Segretaria Regionale, Antonella Zema, ribadisce il suo impegno profondo e
continuo nella lotta contro questo grave fenomeno che non accenna a diminuire, tanto da star
diventando una vera e propria “piaga sociale” che va urgentemente arginata.
Il bilancio delle donne vittime del solo femminicidio, che si somma alle vittime della tratta,
delle mutilazioni genitali femminili, e ancora del mobbing, dello stalking e a quelle varie
forme di sopruso perpetrate nei luoghi di lavoro, parla chiaro e non ammette deroghe.
Quotidianamente, dentro e fuori i luoghi di lavoro, si registrano molestie, ricatti, forme di
abuso e intimidazioni fino ad arrivare ai casi eclatanti di femminicidi. I dati sono drammatici,
su cui tutti siamo chiamati a riflettere e ad agire, e ciascuno deve fare la sua parte in questa
battaglia.
Anche noi come sindacato abbiamo l’obbligo morale di intervenire per contrastare e
rimuovere ogni forma di violenza, razzismo e discriminazione a danno delle donne e tutelare
i Diritti umani delle donne in tutti i contesti: sociali, lavorativi e familiari, a livello nazionale
e internazionale attraverso campagne mirate.
Sicuramente servono leggi giuste, una stretta sulle pene e una repressione più efficace per chi
commette violenze di genere, per chi umilia, perseguita e uccide una donna solo perché
donna. È necessario rafforzare il codice rosso, inasprire le pene per maltrattamenti, stalking e
revenge porn e garantire che nessuna vittima resti sola.
Oltre però alla repressione e a condanne esemplari, bisogna puntare su una inclusione vera
che permetta ad ogni donna di disporre liberamente della propria vita. In quest’ottica è
necessario mettere il lavoro al centro come prima forma di emancipazione, riscatto, e
partecipazione, a patto che si dignitoso (per dire basta ad ogni forma di discriminazione),
stabile e contrattualizzato (per contrastare una precarietà infinita e il lavoro nero), ben
retribuito (per eliminare il divario salariale tra uomini e donne, che come risulta dall’ultimo
rapporto INPS Calabria ancora persiste in quasi tutti i settori, come il part-time involontario)
e per favorire l’indipendenza economica delle donne (le vittime spesso non possono
allontanarsi da casa per mancanza di mezzi economici). L’impegno primario è quindi
garantire il lavoro e l’indipendenza economica, parole chiave per una vera emancipazione e
una politica preventiva di tutela dei diritti. Per le donne, avere uno stipendio solido che
garantisca l’indipendenza è cruciale anche per contrastare la piaga della violenza: una donna
che lavora e guadagna è più libera, anche di denunciare e di andarsene da un partner violento.
C’è da considerare inoltre che l’accesso al mercato del lavoro da parte delle donne continua
ad essere influenzato da fattori di origine sociale, quali la carenza di servizi che non consente
un’effettiva conciliazione vita-lavoro (resta infatti ancora limitata l’offerta di servizi
educativi). È quindi necessario intensificare il sostegno alla maternità e al lavoro di cura per
una effettiva ed efficace politica di conciliazione dei tempi di vita e lavoro, incrementando
gli asili nido (la Calabria sta facendo meglio di altre regioni e l’obiettivo di una copertura di
posti attorno al 40% è un obiettivo importante che potrebbe essere raggiunto) e i servizi
socio-assistenziali e promuovendo politiche di welfare per sgravare i tanti adempimenti che
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CALABRIA Unione Sindacale Regionale
ancora gravano in maniera sbilanciata sulle donne. Occorre rafforzare e diffondere buone
prassi per raggiungere un livello di “tolleranza zero” in materia di tutela della dignità delle
donne. Da ultimo, ma non di minore importanza, serve sensibilizzare e diffondere la cultura
del rispetto sui luoghi di lavoro, nelle scuole, nella società, consapevoli che, come dicevamo
prima, servono leggi giuste, ma prima di tutto occorre realizzare un cambiamento culturale
profondo e condiviso, partendo dai processi educativi, spiegando fin dall’infanzia che il
rispetto reciproco tra uomini e donne è il fondamento di una comunità sana e giusta.
Dobbiamo spezzare pregiudizi, abbattere gli stereotipi che ancora relegano le donne a ruoli
subalterni.
Serve un’alleanza forte tra istituzioni, famiglie, sistema dei media, scuola, parti sociali e
imprese per promuovere quella cultura del rispetto già declamata e una buona educazione
sentimentale.
A tal fine, la Cisl deve fare la sua parte attraverso i propri coordinamenti, i propri sportelli di
ascolto, la propria progettualità contrattuale e sociale, portando avanti quotidianamente
battaglie di civiltà ed equità, sensibilizzando le istituzioni affinché vengano investite sempre
maggiori risorse economiche, e non solo, nei centri anti-violenza, nelle case-rifugio, nei
centri d’ascolto e non da ultimo nelle strutture per uomini maltrattanti.
E poi è fondamentale creare spazi di vera partecipazione nei luoghi di lavoro: la parità di
genere non si realizza solo con leggi e contratti ma con il coinvolgimento attivo delle
lavoratrici e dei lavoratori nelle decisioni aziendali (e questo oggi è stato reso possibile grazie
alla promulgazione della Legge sulla partecipazione, la cd. legge Sbarra, che consentirà alle
donne di incidere realmente sulle scelte strategiche delle imprese e contribuire ad un
ambiente di lavoro più giusto, più inclusivo e più rispettoso dei diritti di tutti).
Il contrasto alla violenza sulle donne non è un appuntamento annuale ma un impegno
quotidiano che richiede consapevolezza, rete e responsabilità condivisa».


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