Cinque matrimoni, 12 figli e 69 auto: ritratto di George Foreman, il grande pugile scomparso all’età di 76 anni
Si è spento nelle scorse ore George Foreman. Forse i giovanissimi ne conosceranno solo il nome o poco più ma per gli appassionati di boxe era una leggenda. Impossibile dar loro torto anche solo scorrendo l’elenco dei traguardi più significativi: medaglia d’oro alle Olimpiadi di Città del Messico 1968 e due volte campione del mondo dei pesi massimi.
Nato a Marshall, in Texas, il 10 gennaio 1949, la sua carriera si divise in due parti: la prima tra il 1969 al 1977, si concluse a seguito di un episodio che segnò per sempre la sua vita.
Quell’anno sull’isola di Porto Rico perse un incontro con Jimmy Young, un pugile non fortissimo ma in uno stato di forma migliore, che lo mandò al tappeto alla dodicesima e ultima ripresa e alla fine lo batté ai punti. Al termine della sfida Foreman ebbe un episodio di ipertermia, ovvero un forte aumento della temperatura, che lo portò a vivere un’esperienza di pre morte. Nella sua autobiografia God in my corner, ricordando quel momento scrisse di essersi ritrovato, disperato e solo, in un luogo di desolazione e paura dove avrebbe udito la voce di Dio che gli imponeva di cambiare vita e di rivolgersi alle opere di bene.
L’esperienza che lo turbò al punto da fargli appendere i guantoni al chiodo a soli 28 anni, quando era ancora all’apice del successo.
Leggendario il match del 1974 a Kinshasa, passato alla storia come il più famoso di tutti i tempi, durante il quale il pugile, allora venticinquenne, da detentore del titolo dei pesi massimi affrontò Muhammad Ali nella sfida battezzata Rumble in the jungle, finendo però sconfitto all’ottavo round per ko.
ABC Photo Archives/Getty Images
Dopo aver accantonato il pugilato, George Foreman cambiò radicalmente vita: fu ordinato ministro di culto di una chiesa di Houston dove aprì anche il George Foreman Youth Center, un centro di assistenza per giovani problematici.
La sua storia d’amore con il ring però non era ancora terminata del tutto e per questo nel 1987 tornò a combattere ad altissimi livelli, fino a diventare di nuovo campione del mondo nel 1994, a 45 anni, battendo Michael Moorer e conquistando anche il titolo di più anziano campione del mondo della storia dei pesi massimi.
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