Cinquanta chili d’oro volatilizzati durante l’amministrazione giudiziaria
L’accusa è pesante: aver fatto sparire decine di chili d’oro dall’azienda durante il periodo di amministrazione giudiziaria. Pende su quattro persone: sull’ex amministratore giudiziario, noto commercialista aretino, sul direttore commerciale e su due agenti rappresentanti che gestivano i rapporti dell’impresa con i clienti. L’ultima parola sta al giudice per l’udienza preliminare, Stefano Cascone, che sulla richiesta di archiviazione pronunciata dalla pm Elisabetta Iannelli, dovrà decidere nelle prossime ore.
L’intricata vicenda è emersa nel momento in cui Rita Iacopi, una dei titolari della Castoro srl, ha sporto denuncia per la scomparsa di un ingente quantitativo di metallo avvenuta, a suo dire, durante il periodo di amministrazione giudiziaria al quale era stata sottoposta l’azienda. L’impresa infatti era finita al centro di un’inchiesta per contrabbando di preziosi avviata dalla procura di Bologna nel 2018 e conclusa con l’assoluzione della donna (e i patteggiamenti degli altri imputati). Durante il periodo delle indagini la Castoro fu sottoposta ad amministrazione giudiziaria e quando, concluso il processo, la proprietaria tornò alla guida dell’azienda – nel 2020 – avrebbe avuto un’amara sorpresa: dalla cassaforte sarebbe mancata una grossa quantità di oro, stimata tra i 30 e i 55 chilogrammi. Metallo prezioso dal valore da capogiro, vista l’impennata del prezzo del metallo.
In seguito alla denuncia è scattata un’inchiesta della Procura di Arezzo – coordinata dalla pm Iannelli – nell’ambito della quale però non sarebbero state individuate delle responsabilità. Durante il procedimento inoltre sarebbe emerso anche un episodio inquietante: il ritrovamento, da parte dell’amministratore giudiziario, di un biglietto dove erano appuntate indicazioni su come eludere le telecamere di videosorveglianza e portare all’esterno il metallo. Il biglietto fu consegnato subito in procura dall’amministratore. Ma chi lo ha scritto? E quando? Sulla vicenda manca ancora chiarezza.
La pubblica accusa ha inizialmente chiesto un’archiviazione, che è stata accolta dal gup. In seguito i legali della proprietà hanno impugnato la decisione e fatto un ricorso, chiedendo l’imputazione coatta. Questa mattina un nuovo capitolo della vicenda: la pm ha presentato una nuova istanza di archiviazione.
Adesso spetterà al giudice Stefano Cascone decidere se archiviare il caso, svolgere ulteriori indagini oppure accogliere la richiesta della proprietà di esercitare l’imputazione coatta mandando direttamente a processo le persone indagate. I due rappresentanti sono assistiti dall’avvocato Roberto Alboni, il commercialista è assistito dall’avvocato Luca Fanfani.
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