“Ci vogliamo vive” [FOTO] – Torino Oggi
Un migliaio di studenti e il movimento femminista “Non una di meno” hanno organizzato un’assemblea pubblica e un corteo al Campus Einaudi in ricordo di Giulia Cecchettin, la giovane veneta di 22 anni trovata morta sabato scorso, 18 novembre, uccisa dall’ex fidanzato Filippo.
Tanta voglia di cambiare le cose
Rabbia, solidarietà e tanta voglia di cambiare animano i partecipanti. Gli studenti hanno iniziato la manifestazione leggendo la poesia dell’attivista Torres Cáceres: “…Se domani sono io, se domani non torno, sorella distruggi tutto…“, usata in questi giorni da Elena Cecchettin, sorella della vittima.
Partiti dal Campus Einaudi con lo striscione: “Difenditi, infuria, manifesta. Ci vogliamo vive“, il corteo ha iniziato la protesta dal cortile dell’Università al grido “non una, non una, non una di meno”.
“Ribellarsi a un sistema che opprime”
“Non è importante un minuto di silenzio ma un momento di grida per ribellarsi a un sistema che opprime e ammazza – ha dichiarato la studentessa Cristina Furci – serve creare un’educazione che parta dal gradino più basso. Abbiamo un governo che si oppone all’educazione sessuale”.
“Come uomo sento di avere responsabilità per quanto succede – ha commentato lo studente Daniele Gagliardi – e voglio che le donne sappiano quanto siano dalla loro parte. Non voglio il patriarcato ma uguaglianza per tutti“.
Fiocchi rossi lungo il ponte di via Rossini
I manifestanti, guidati da un’Ape car, hanno raggiunto il ponte di via Rossini agitando ognuno le proprie chiavi di casa per dire a gran voce: “Il suono di queste chiavi è il nostro grido contro la violenza. Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce“. Successivamente hanno appeso dei fiocchi rossi lungo il ponte in ricordo di tutte le donne vittime di violenza.
Il corteo ha acceso dei fumogeni attraversando corso Regina Margherita e, percorrendo via Rossini, si è levato il grido: “Allerta che cammina la transfemminista dalla sera alla mattina“.
Bloccata la linea 16
Animi accesi in corso San Maurizio, il corteo si è fermato per leggere alcune storie di donne violentate. Bloccata la linea del 16 e stoppata la viabilità: gli automobilisti rimasti fermi hanno iniziato a suonare i clacson e a chiedere alla polizia locale di intervenire.
Parole forti anche contro la stampa, dal corteo si è levato il coro: “giornalisti complici“. Attorno alle ore 20 il corteo ha raggiunto via Verdi e si è fermato per incitare i residenti a scendere in strada e manifestare insieme ai presenti.
Un farò in piazza Castello
Dopo aver percorso via Montebello il corteo ha raggiunto via Po. Tra i manifestanti è spuntata anche una bandiera della Palestina.
Attorno alle 21 i manifestanti hanno raggiunto piazza Castello: dopo aver creato un grande cerchio in mezzo alla piazza, al grido di “per Giulia bruciate tutto” hanno acceso un farò. Poco dopo il corteo si è sciolto e la manifestazione è terminata.