«Ci hanno distrutto la vita»
GENGA Nel freddo e sotto una pioggia battente, con un preavviso di dieci giorni, gli ambulanti della Cuna, quelli del mercatino del parcheggio delle Grotte di Frasassi, sono stati costretti ieri mattina a rimuovere i loro chioschi. Strategici, hanno la precedenza il cantiere dello sdoppiamento dei binari della Orte-Falconara e l’ampliamento della stazione di Genga.
L’input
Perentorio, l’ordine di Rfi-Rete Ferroviaria Italiana, anticipato il 12 dicembre scorso, non lasciava nessun margine di manovra: o liberavano l’area o l’appaltatore era autorizzato a demolire e a smaltire il tutto come rifiuti. Per fortuna, è arrivata in ultimo la proroga. Hanno fino a lunedì, l’antivigilia di Natale. Pertanto, si sono alzati all’alba e aiutati da ditte specializzate stanno distruggendo i loro chalet. «Salvo la merce – spiega Catia – non recupererò nulla. Forse qualche trave di legno ma cosa ne farò?». Da quarant’anni, mentre preparava panini farciti di prodotti tipici locali, dava informazioni ai turisti sulle Grotte. Prima, operava nell’area di San Vittore e poi, con l’obbligo di trasferirsi alla Cuna, è stata costretta, su indicazione del Comune, ad investire in un costoso box di legno. «Oggi, un pugno di mosche» dichiara affranta mentre guarda lo scalpello rompere le mattonelle che rivestivano le pareti del retrobottega. «Ci hanno distrutto la vita – commenta Luciana – siamo qui inermi sperando che saranno almeno rispettati i nostri diritti». Racconta che il chiosco registrato come il n°1 dal Comune di Genga, nel 2016, l’ha pagato 175mila euro e, lavorando nell’alimentare, ha speso altre 65 mila per metterlo a norma. Anche Denise, 32 anni, di Cerreto d’Esi, il suo box lo ha comprato nel 2016 con un mutuo che, tuttora paga e «purtroppo continuerò a pagarlo a lungo». Vendeva souvenir che comprava anche a Loreto. Confida: «Non so domani cosa farò». Il danno e poi la beffa: entro il 31 devono pagare la Tosap, l’occupazione del suolo pubblico.
Le associazioni
Va dritto al sodo Catia Anelli, presidente Confcommercio Marche Centrali zona territorio montano: «La scelta del Comune di interrompere le trattative e di abolire il mercatino ha aggravato il problema economico». Spiega che Confcommercio dialogando con la Regione e il sindaco Filipponi aveva individuato in San Vittore, un’area alternativa. Per il Comune era il distante Lago Fossi. «Si creava – insiste – un percorso culturale con l’abbazia e un valido contenitore di animazione». Lancia un appello: «Servono indennizzi per le ditte e ricollocazione» e ricorda l’anomalia di «manufatti fissati al suolo di proprietà degli operatori e non assimilabili ai mercati su aree pubbliche». Intanto, nove ambulanti hanno fatto ricorso al Tar e sono in attesa di un pronunciamento.